Fotografia contemporanea emergente: Valentina Brunello

All’interno del progetto Spazi Pubblici Arte Contemporanea (SPAC), la Neo Associazione Culturale, con sede a Buttrio (Ud), ha proposto a partire dal 7 novembre 2009 la mostra “Specchio Specchio delle mie Brame chi è il più Artista del Reale?”, riflessione sul recente lavoro di alcuni tra i più interessanti artisti visivi operanti in Friuli Venezia Giulia.

Per i quattro sabati consecutivi del mese di novembre, dal 7 al 28, gli appassionati d’arte contemporanea, o anche semplicemente curiosi o amanti dei siti storico-artistici della regione, hanno potuto seguire le fasi d’inaugurazione della mostra. Alcune tra le opere più significative prodotte in regione negli ultimi dieci anni sono state rivisitate nel contesto di palazzi, ville, castelli: nella settecentesca Villa Di Toppo Florio a Buttrio (Ud) dal 7 novembre al 6 dicembre, in Palazzo Orgnani – Martina a Venzone (Ud) dal 14 novembre al 6 dicembre, nel medievale Castello di S.Pietro a Ragogna dal 21 novembre al 20 dicembre e a Palazzo Locatelli (Museo Civico del Territorio) a Cormòns (Go) dal 28 novembre al 27 dicembre.

Il comune denominatore degli undici artisti presenti in mostra, al di là dell’appartenenza generazionale, di corrente, ecc, è la costante attenzione alle contraddizioni del presente e l’inequivocabile emergenza, nelle loro opere, di forti segni della contemporaneità; a presentarli, altrettanti curatori, critici, organizzatori culturali, giornalisti.

In questa direzione ho scelto di esporre il lavoro della fotografa Valentina Brunello, vincitrice nel 2008 del secondo premio al concorso ManinFesto, indetto dal Centro d’Arte Contemporanea Villa Manin di Passariano (Ud), con la direzione artistica di Francesco Bonami. L’artista nasce a Gorizia nel 1970, dove tuttora vive e lavora; parallelamente agli studi in architettura presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, approfondisce l’interesse per la fotografia, sviluppando diverse tematiche che vanno dal paesaggio al ritratto.

Sin dai primi scatti analogici in bianco e nero, la sua attenzione è rivolta principalmente ai soggetti architettonici e al paesaggio urbano; in sintonia con il proprio percorso di studi è portata ad osservare gli elementi particolari e dettagliati che connotano lo spazio delle città, e all’interazione dell’uomo con essi. Da questi concetti nascono la serie in bianco e nero Segni urbani, e quella a colori Frammenti urbani.
Se in questi primi due lavori la presenza dell’individuo è fisicamente assente, nella serie in bianco e nero Street photo, realizzata in parallelo a Frammenti urbani, le persone diventano quasi sempre le protagoniste, colte in attimi di vita nella relazione naturale con gli spazi circostanti.

Da questa ricerca rivolta all’uomo, i suoi interessi si sono indirizzati verso il tema del ritratto con la serie Ritratti (Tracce) che mostra volti e corpi sfuggenti, rarefatti ed isolati da qualsiasi contesto. Successivamente si è rivolta al ritratto di famiglia, analizzando le tematiche dei rapporti interpersonali, in particolare tra madri e figli. Proprio quest’ultimo progetto, Interno di famiglia, ha messo in risalto le doti della fotografa, portandola ad ottenere il secondo premio al concorso ManinFesto – Fotografia in Friuli Venezia Giulia del 2008 (Villa Manin Centro d’Arte Contemporanea, Passariano-Codroipo, Udine).

Il progetto nasce da una ricerca rivolta alla maternità e al rapporto che si viene a creare tra la madre e i propri figli. L’artista irrompe delicatamente nelle abitazioni private di amici e conoscenti, mantenendo un distacco rispettoso nei confronti di questi luoghi così intimi, in cui ogni oggetto e ogni spazio è il riflesso delle personalità di chi lo abita. Ne risulta un’indagine socio-antopologica sul tema della famiglia, dove è inevitabile per il fruitore spingersi a ricercare le relazioni tra i diversi soggetti ritratti, i rapporti che intercorrono tra loro e il background di ogni nucleo.

Nelle serie fotografiche realizzate dall’artista non vi è alcuna finzione nel senso cinematografico del termine, non esiste sceneggiatura, non vengono create delle sovrastrutture ideologiche; vi è una sensibile aderenza alla realtà, in una narrazione che non può essere compresa e vissuta se non per esperienza diretta. Un genere di analisi documentaria, che testimonia la consapevolezza e l’attenzione della fotografa alla riflessione sul proprio tempo.

Una maturità artistica quella di Valentina Brunello alimentata da una naturale e costante ricerca, che è in primo luogo una risposta ad una necessità ed esigenza personale; in equilibrio tra introversione e disincanto si relaziona con curiosità allo spazio che la circonda e a come questo diventi habitat e specchio dell’uomo, in un continuo e perenne scambio a cui nessun individuo può sottrarsi.

Documentazione on line:
per la mostra: www.spacfvg.it
per l’artista: www.valentinabrunello.eu

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