La quarta opera è brevissima, solo 3 minuti, si intitola “Anatomy” ed è diretto da Vincenzo Pandolfi.
Anche questo un film muto, e si fonda su un articolato esperimento di ripresa in 16mm (impossibile per me non pensare al “Begotten” di E. Elias Merhige), con colori ultrasaturi e filtri gialli e viola. L’esperimento dovrebbe consistere nel rendere angosciante e conturbante una scena di vita quotidiana: un uomo porta la colazione a letto alla moglie e poi sparecchia il desinato, ma qualcosa non è come sembra.
Da qui la scelta tecnica del 16 mm come quella che può garantire la massima immersione, e nel contempo favorire un clima di tensione sottolineato ossessivamente da una colonna sonora claustrofobica (ed ottimamente scelta). Il risultato però non è dei migliori: le didascalie spezzano fastidiosamente il ritmo della vicenda, e per quanto indispensabili non danno linearità nè alla chiarificazione nè alla stessa rivelazione finale, non di immediata lettura.
Non che sia tutto da buttare, ma se chiedi un certo sforzo allo spettatore dal punto di vista visivo, devi garantire altrettanto dal punto di vista emotivo. Altrimenti il tutto rischia di apparire fin troppo freddo e fine a se stesso, un’anatomia, per l’appunto… era questo l’intendimento?
Voto 2/4
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Che dire… non è la prima volta che mi fanno notare quanto le didascalie interrompano il ritmo della stria, ma tutto è nato proprio con lo scopo di ricreare in qualche modo il “non ritmo” dei film medici in cui venivano esaminati casi clinici… non volevo che il film avesse un ritmo narrativo. Comunque il paragone con BEGOTTEN, mutatis mutandis, non può che onorarmi… adoro quel film!
Vincenzo Pandolfi
Beh, il paragone a me è venuto spontaneo, quantomeno per la tecnica e la ricerca visiva (anche per me quel film è un must).
Chiarito il tuo intento ribadisco quanto ho scritto: è stato un po’ duro da seguire, ma non per le ragioni che uno si sarebbe atteso.
Spero comunque di vedere altri tuoi lavori oltre ai 3 che hai sulla tua pagina vimeo.
(a proposito complimenti ancora per la scelta delle musiche, anche quella di Untitled veramente azzecata…)