Salve a tutti, e nuovamente buon principio.
Quest’anno, per la serata celebrativa del Giorno della Memoria, abbiamo scelto un episodio di piccola storia locale, per valorizzare la figura di uomo, che come tanti, si sono trovati loro malgrado protagonisti inconsapevoli della brutalità della guerra.
La storia è quella di Giovanni Antoniali, internato del campo di concentramento di Halle sul Saale (Buchenwald), nel ricordo della figlia Gilberta.
Informazioni sul sottocampo di Halle si possono trovare sul sito del Museo Memoriale Statunitense dell’Olocausto (solo in lingua inglese).
La serata si terrà venerdì 27 gennaio 2012 alle ore 20:45, presso la Sala consiliare del Comune di Gruaro.
Allego la locandina dell’evento e Vi invito come sempre a segnalare la serata.
'Vite prigioniere', giorno della memoria 2012 (700,1 KiB, 57 download)
Non hai il permesso di scaricare il file.
Finalmente online qualche foto della serata.
Se qualcuno degli astanti ne avesse altre, è caldamente pregato di contattarci!! (^_^)
A proposito di vite prigioniere…
Ho letto quanto scritto da Jetto, l’ho trovato preciso e puntiglioso e allora vorrei riportare e focalizzare l’attenzione su un aspetto basilare della serata, lo scopo, che, in un’ottica soprattutto di impegno civile e non esclusivamente estetica, era quello di far conoscere al pubblico la testimonianza di un loro concittadino, un IMI, internato militare italiano, che ha condiviso con tanti altri come lui, vittime e protagonisti inconsapevoli insieme, le terribili conseguenze di scelte aberranti fatte in alto, una microstoria significativa insomma immersa nel flusso della grande storia.
Al centro di tutto quindi c’era la parola, che questa tragedia individuale, familiare e collettiva ci doveva trasmettere e, a mio avviso, questo è avvenuto in modo efficace, intenso, semplice e vero.
Tutto il resto è perfettibile.
Vorrei inoltre ricordare in particolare la bella presentazione del prof. Daniele Dazzan che del testo ci ha fornito una chiave preziosa ed interessante di lettura, sottolineando il calore ed il colore del racconto, rilevando l’osmosi continua tra pubblico e privato che ha conferito umanità e verità al tutto.
Serata e spettacolo migliori del previsto (almeno per me), anche se ben lontani dai fasti de La Casa delle Bambole.
Ottime come sempre le voci di Filippo ed Angela, però alcune scelte registiche sono discutibili.
In particolare non buona l’idea di proiettare immagini e filmati (di guerra e di campi) poco pertinenti al testo che si impiegava. Anche ammettendo il contrasto tra la luce calda di scena e quella “ambulatoriale” di proiezione, c’è stata poca attenzione alle transizioni dei filmati (decisamente troppo rapide), all’ordine cronologico del proiettato o all’attinenza dello stesso al testo (la foto di Birkenau si poteva proprio tralasciare…).
Nota dolente le comparse, per relativa colpa: troppa o troppo poca fisicità dei corpi (pinguedine anacronistica, movimenti pantomimico-caricaturali), scarsa espressività dei volti (nella buona come nella cattiva sorte), precaria disinvoltura in scena, che mostra un’evidente carenza di prove.
La figura della madre appare solo per scomparire subito, la figura del padre è più bonaria che sofferta, la figura di Bertina è abbozzata bene, ma rapidamente abbandonata. Una visione che tiene le donne troppo in disparte.
C’è, in generale, un precario equilibrio tra le interpretazioni e le emozioni raccontate, e ciò mette a dura prova la sospensione dell’incredulità.
Il testo scorre via rapido ed intenso ed è un indubbio merito delle voci recitanti, mai sopra le righe, mai sotto tono. A ciò contribuisce anche l’ottimo lavoro di revisione e compilazione dello scritto, molto più incisivo che nell’originale stampato.
Le musiche, pur ben interpretate, sono poco originali e un po’ troppo dimesse, anche se, ovviamente, ho apprezzato l’abbozzo de L’Internazionale.
Il finale invece è buono, anche se con una scelta di tempi (e luci) un po’ troppo dilatati e quindi retorici.
Insomma l’impressione generale è che il tutto sia stato preparato “un po’ di corsa” e che sarebbe potuto crescere con (e nel) tempo.
A breve (spero) le foto della serata.