Nata dalle ricerche di Marie Curie sulla radioattività, la radiografia è diventata un mezzo meraviglioso di indagine medica, in quanto permette di vedere le strutture ossee ma anche le parti molli, polmoni, o cave, intestini, se riempite prima di liquido opaco.
Essa però non è innocua e non sempre necessaria. Rispetto alla prima caratteristica, non sempre ci si è posti correttamente il problema. Pensate che negli anni cinquanta, nonostante la bomba atomica, non si era ancora convinti della pericolosità dei raggi ionizzanti: in effetti, oltralpe, nei negozi di scarpe, c’erano delle macchine dotate di una apertura dove si infilava il piede calzato di nuovo e da una finestra posta in alto si potevano osservare le ossa e la loro posizione nella scarpa! Una pazzia sia per il cliente che per il personale del negozio…
La necessità, poi, di questo mezzo diagnostico applicato all’ortopedia è l’oggetto di questo articolo. Quando fare la radiografia, prima o dopo la diagnosi? Ossia prima o dopo che si sappia di quale problema si soffre eventualmente? Per me la risposta è chiara, ma l’esperienza quotidiana evidenzia che non è una opinione sempre condivisa. Per capire meglio faccio un esempio banale: quando un’automobilista si reca in officina perché la macchina non funziona bene, cosa fa il meccanico? Apre il motore? Toglie gli ammortizzatori? Smonta i freni, svuota i serbatoi? Per prima cosa chiede al conducente cosa succede e dopo si mette ad ascoltare o a provare il veicolo. Solo quando avrà un’idea precisa del danno interverrà sulla parte non funzionante. In medicina, è esattamente la stessa cosa: l’operatore ascolta cosa dice il paziente (o dovrebbe), dopo fa la visita (o dovrebbe) e infine fa una diagnosi.
Solo in caso di dubbio o per confermarla chiede una radiografia mirata.
La radiografia deve essere fatta solo ed esclusivamente dopo l’esame clinico che da, o dovrebbe dare, con parecchia precisione una idea del problema. Perciò se la diagnosi è sicura, perchè fare una lastra? Se la sciatica è accertata, perchè irradiare? Invece, se non c’è una diagnosi, dove fare una lastra? Su tutto il corpo? E poi dove e cosa osservare?! Inoltre una radiografia che preceda l’esame clinico non è la garanzia di una diagnosi corretta. In effetti quante volte sento dire che c’è una periartrite perché è visibile una calcificazione nella spalla! Scommettiamo che se facciamo una radiografia a 1000 persone a caso, ne troveremo decine e decine con delle calcificazioni e che non presentano nessun dolore! Invece, quando si fanno lastre a periartriti correttamente diagnosticate, molto spesso non si riscontrano calcificazioni!
Allora il paziente se l’inventa il dolore? Certo che no, perché non sempre c’è correlazione fra deposito e dolore visto che 60% delle periartiti sono psicosomatiche o senza alcuna calcificazione. Ovviamente da non curare con euforizzanti od altri antidepressivi.
Tuttavia, personalmente ho la triste sensazione che meno si sa fare l’esame clinico e più si chiedono radiografie, con buona salute degli irradiati.
Dr. Claude Andreini – Fisioterapista
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