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Articoli di Elza Andreon

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“Lo scuro oggetto del desiderio”

Una serata “cioccolatosa” in dolce compagnia, allietata da “divagazioni e dolcezze d’autore”, selezionate da M. Collovini e lette con grazia e perizia dal Gruppo Teatro “La Bottega”.

L’appuntamento è per  venerdì 24 febbraio 2012 alle ore 20:45, presso il Bar Trattoria Centrale di Gruaro.

Allego la locandina dell’evento.

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Cartoline da Gruaro

E’ proprio così che i gruaresi avrebbero voluto il loro paese?

E’ questa la domanda che mi sono posta, alla vista degli ultimi interventi urbanistici, chiamati “riqualificazione”, della nostra amministrazione.

Siamo proprio sicuri che quest’ultima cementificazione, a scapito del verde pubblico, porterà maggiore benessere e che il territorio del Comune acquisterà in qualità di vita?

Nei 30 anni e oltre che abito a Gruaro, ho visto l’ambiente trasformarsi con una massiccia edificazione abitativa, anche se la popolazione è aumentata di pochissimo.

Non mi sembra ancora che l’edificabilità artigianale abbia garantito un maggiore impiego ai giovani.

Perchè gli abitanti di un luogo non dovrebbero essere consultati sulle scelte dei loro amministratori, quando queste riguardano il loro vivere futuro?


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Che Paese, l’Italia!

Ma in che Paese viviamo? L’Italia sta andando alla deriva?

Si sta registrando un degrado etico-sociale mai avvertito prima; la nostra Costituzione continuamente calpestata se non violata nei suoi principi fondamentali, democrazia, libertà, uguaglianza che si fondano sulla dignità della persona, di qualunque persona.
Razzismo, omofobia, violenza, bullismo, non rispetto delle regole e dell’ambiente, sembrano aver sostituito  senso civico e solidarietà, smentendo la tradizionale accoglienza dimostrata dagli Italiani nel corso della propria storia.

Come mai? Non basta cercare le cause nella crisi economica e neppure dire che è colpa della TV e della stampa. (Certa stampa comunque, non è priva di responsabilità, se pensiamo alle campagne diffamatorie a carico di personaggi più o meno noti!)
Si è parlato tanto dell’esclusione del Crocefisso dagli edifici pubblici e nel contempo la nostra classe politica pare fare un uso spregiudicato di una sottocultura qualunquista e demagogica che sdogana le peggiori istanze di una minoranza razzista, omofoba, xenofoba e violenta.
Giovani dotati, senza prospettive,  devono abbandonare l’Italia per potersi costruire un futuro, poiché nel proprio Paese valgono più la raccomandazione, le conoscenze, il nepotismo piuttosto che il talento. Altro che Meritocrazia!

Basta assistere a qualunque “dibattito” politico per capire, anzi non capire in che Paese viviamo! La verità non è mai stata così contraddittoria; tutti sembrano aver ragione e nel contempo avere torto. Eppure la classe politica che ci governa sostiene di agire nell’interesse e nel nome del popolo italiano da cui pare abbia avuto una delega “in bianco”.

Un radicale ricambio dei nostri rappresentanti politici, più lontani dalle ideologie, dai propri interessi e privilegi personali e più vicini agli interessi veri della collettività, forse porterà maggiore fiducia nelle Istituzioni e quindi maggiore partecipazione e consapevolezza della gente al vivere comune.

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Umiliate e offese

Perché tanta violenza sulle donne? Come mai si ripetono con tanta frequenza gli stupri? Forse che noi donne siamo diventate le prede su cui sfogare l’aggressività primordiale da parte dei maschi?

Sono passati invano gli anni della rivoluzione sessuale e dell’emancipazione femminile! Non si parla dei soli uomini “datati”, ma delle nuove generazioni che sembrano affette da un “male incurabile”: la sottocultura emotivo-affettiva.

Dagli anni ’80 in poi si è registrata una latitanza, un vuoto educativo in famiglia e nella società tutta, attente soprattutto alla  tensione lavorativa e alla legittima ricerca del benessere.
Probabilmente le conquiste femminili hanno dato per scontato l’aspetto educativo nella falsa illusione che la legislazione potesse in qualche modo sostituire “naturalmente” il ruolo della famiglia.
Inconsapevolmente questo compito spesso è stato delegato ad altri sostituti, prima fra tutti, la Tv che come stiamo verificando quotidianamente, ci dà, della donna, un’immagine pessima, vista solo come oggetto di “consumo”.

Purtroppo la maturazione culturale e la responsabilità personale non si evolvono con gli stessi tempi dell’evoluzione sociale e dello sviluppo tecnologico. L’individuo ha percorsi più lunghi e complessi per poter sperare che si autoeduchi.
Si sente spesso parlare di valori da parte di tutti: psicologi, sociologi, religiosi, politici, ma in realtà ciò che viene trasmesso e recepito dai più è il degrado che parte dall’alto: la politica stessa chedovrebbe fungere da motore nel promuovere linguaggi, comportamenti e legislazioni rispettosi della dignità di tutte le categorie sociali, si presenta ipocritamente guidata da sole mire di potere o con battute tipo:- Dovremmo avere tanti soldati quante sono le belle donne in Italia!

C’è da stupirsi anche della modesta reazione da parte dei movimenti femminili e soprattutto delle giovani generazioni delle quali si vuol far passare solo l’inseguimento del facile successo su modelli veicolati dai “mass-media”; non esenti quest’ultimi dal riportare  pure fatti violenti con una certa morbosità.
La riflessione sui valori riporta anche al ruolo del cosiddetto branco, poiché frequentemente la violenza sulla donna e sul debole, è frutto di “bravate” di gruppo proprio perché in questo modo viene a mancare la responsabilità individuale. Quest’ultima infatti costa in quanto comporta il porsi delle domande, il dover valutare e scegliere, perciò risulta più facile delegare e scaricare su altri la responsabilità.

Non  possiamo continuare ad attribuire alla sola società tutti i mali che ci affliggono, non dobbiamo rifugiarci nel nostro piccolo mondo sperando che a noi le cose vadano sempre bene poiché ciascuno di noi è società e ciò che accade all’altro sempre prima o poi ci coinvolgerà.

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Gruaro

  • GRUARO: il toponimo propone varie interpretazioni. C’è chi lo fa risalire al nome della gru, uccello acquatico che si suppone abitasse in queste zone ricche d’acqua, ma si tratterebbe di un caso raro. Altri lo fanno derivare da una forma latinizzata gruarius”, un termine franco che significa “guardiano del bosco. Anche questa definizione non trova conferme documentarie medioevali. Altre supposizioni sono legate alla presenza dell’acqua. Una la fa derivare da grava (ghiaia), visto che il territorio era percorso da fiumi importanti quali il Tagliamento, il Lemene e il Reghena. Altra teoria vede l’origine del nome Gruaro da forme della bassa latinità: Groa, Grua, ossia terra paludosa”, come doveva essere il territorio un  tempo.
  • Via Elsa Morante: scrittrice (Roma 1912 – Roma 1985). Figlia illegittima di una maestra ebrea e di un impiegato delle poste, alla nascita fu riconosciuta da Augusto Morante, sorvegliante in un carcere minorile. La Morante iniziò giovanissima a scrivere filastrocche e fiabe per bambini, racconti brevi che furono pubblicati su varie riviste tra cui “Il Corriere dei piccoli”. Il suo primo libro fu proprio una raccolta di queste storie giovanili: “Il gioco segreto”, “Le straordinarie avventure di Caterina”. Nel 1936 conobbe lo scrittore Alberto Moravia che sposò nel 1941; insieme frequentarono i grandi scrittori e pensatori del tempo, fra cui P.P. Pasolini. Verso la fine della seconda guerra mondiale, Moravia e la moglie si rifugiarono a Fondi, un paesino vicino al mare, luogo che compare frequentemente nelle opere dei due scrittori. Il primo romanzo che la Morante pubblicò fu “Menzogna e sortilegio” che vinse il premio Viareggio. Il successivo, “L’isola di Arturo”, uscì nel 1957 e vinse il premio Strega. Nel 1961 Moravia e Morante si separarono, ma Elsa continuò a scrivere. Lavorò in questi anni a un romanzo “Senza i conforti della religione” che non vide mai la luce e a “La Storia”, vicenda ambientata a Roma durante la seconda  guerra mondiale, che uscì nel 1974 ed ottenne fama internazionale. L’ultimo romanzo fu “Aracoeli”. Ammalatesi in seguito ad una frattura al femore, morì nel 1985 per un infarto dopo un’operazione chirurgica.
  • Via Grazia  Deledda: scrittrice (Nuoro 1871- Roma 1936). Autodidatta, iniziò giovanissima un assiduo lavoro di narratrice che svolse a Roma dove si trasferì e collaborò alla “Nuova Antologia”: Nel 1926 le fu assegnato il premio Nobel. La Sardegna, con la sua società arcaica, le chiuse passioni e l’arido paesaggio, fu la fonte d’ispirazione della prima parte della sua opera: racconti e romanzi, fra cui “Anime oneste”, “Elias Portolu”, “Cenere”, “L’edera”, “Canne al vento”, “Marianna Sirca”, “La madre”; opere che la farebbero situare fra  gli scrittori del verismo italiano se da essi non la distaccasse una più profonda e sfumata indagine psicologica; così come la divide dai decadenti la salda dimensione morale dei personaggi presente soprattutto nelle sue ultime opere: “Il segreto dell’uomo solitario”, “La fuga in Egitto”, “Il paese del vento”. Dopo un grande successo europeo ha subito negli anni un forte declino.
  • Via Matilde Serao: scrittrice e giornalista italiana (Patrasso-Grecia 1856 – Napoli 1927). Iniziò giovanissima una fortunata carriera, prima come redattrice del quotidiano di Napoli, poi a Roma come collaboratrice di vari quotidiani. Sposò nel 1884 Edoardo Scarafoglio e tornata a Napoli vi curò per anni una rubrica mondana sul “Corriere di Napoli”, da lei fondato e diretto col marito. Separatasi da lui nel 1904, fondò “Il Giorno di Napoli” che diresse fino alla morte. Nei racconti e nei romanzi che ritraggono il popolo e la piccola borghesia romana, la Serao lasciò l’impronta della sua vocazione giornalistica: l’abile taglio delle scene d’ambiente, l’introspezione psicologica, la sensibilità sociale e talora anche un facile colore di presa immediata, ma superficiale.

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maggio 2009

  • 30 gennaio 2009: Lettura scenica per “La giornata della memoria”.
  • 27 marzo 2009: “Acqua da bere”, relazione di Francesca Battiston, biologa.
  • 8 maggio 2009: “Facciamo la spesa in modo intelligente”, relazione della Dott.ssa Grazia Gabbini, tecnologo alimentare.
  • 19 giugno 2009: Gherardo Colombo ospite de La Ruota!

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Referendum elettorale del 21 giugno 2009

    • Quesito 1: Premiata la lista con più voti alla Camera
      Il premio di maggioranza va alla lista più votata alla Camera dei deputati e si innalza la soglia di sbarramento. Attualmente la legge prevede un sistema proporzionale con premio di maggioranza, attribuito su base nazionale alla Camera e su base regionale al Senato. Viene attribuito alla “singola lista” o alla “coalizione di liste” che ottiene più voti.
      • Quesito 2: Premio di maggioranza al Senato
        Anche al Senato, come alla Camera, il premio di maggioranza va alla lista più votata. Di fatto, il referendum, abrogando la norma sulle coalizioni, innalzerebbe le soglie di sbarramento. Le liste minori, per ottenere una rappresentanza dovrebbero superare lo sbarramento. Resterebbero in vigore le norme sull’indicazione del premier e del programma elettorale.
        • Quesito 3: Abrogazione delle candidature multiple
          Il quesito prevede l’abrogazione della norma sulle candidature multiple e la cooptazione oligarchica della classe politica. Oggi ci sono candidati che si presentano in più circoscrizioni, creando un bacino di “primi non eletti” che subentrando nella circoscrizione dove il pluricandidato rinuncia. Oggi 1/3 dei parlamentari sono stati scelti dopo le elezioni.

          fonte: l’Unità

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          Cos’è il testamento biologico, ovvero “dichiarazione anticipata di volontà”

          Oggigiorno la medicina è talmente progredita, che può mantenere in vita persone gravemente malate che soffrono dolori atroci e destinate a morire perché senza possibilità di contenere la malattia, tanto meno di guarire. Sono pazienti idratati, alimentati artificialmente, spesso stimolati nella funzione cardiaca e respiratoria da macchine sofisticate; malati che esistono in uno spazio intermedio tra vita e morte (di cui poco si sa ancora) non per scelta e senza alcuna tutela giuridica dei loro interessi.

          Il testamento biologico consiste in una dichiarazione anticipata di volontà: un atto che permette a chi lo vuole,  finché si è nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, di dare disposizione riguardo a futuri trattamenti sanitari nel caso in cui tali facoltà venissero meno. Disposizioni che devono risultare vincolanti per gli operatori sanitari anche se non in contrasto con la deontologia medica e con la realistica previsione di cura.

          Si tratta di un atto che può essere revocato in qualsiasi momento e che può prevedere l’indicazione di un fiduciario.

          Con il testamento biologico si possono intendere cose diverse: dal solo rifiuto dell’accanimento terapeutico, o di determinate terapie, o alla richiesta di interruzione delle cure in caso di gravi patologie; tutte garantiscono la consapevolezza del singolo e l’autodeterminazione individuale. Da sottolineare che tale atto niente a che vedere con il procurare la morte, poiché interessa piuttosto la salvaguardia di un confine naturale della vita intesa, non come tempo protratto, bensì come una vita degna di essere vissuta, una vita che abbia un senso e che non si esaurisca in un dolore intollerabile ed irreversibile.

          Il testamento biologico in Italia,  non è ancora legge per una serie  di ragioni:

          • Nella cultura cattolica la sofferenza è ancora vista come espiazione del male e quindi quale mezzo di salvezza futura.
          • Lo squilibrio storico tra medico e paziente, per cui prevalgono gli obiettivi del medico su quelli del malato: solo il medico sa e dunque solo il medico può decidere.
          • La difficoltà di affermare il primato della libertà individuale nel nostro ordinamento e nella nostra vita associata. Se la libertà del soggetto ha come unico limite il rispetto della libertà altrui, la facoltà di decidere del proprio corpo deve trovare garanzia di inviolabilità nel diritto pubblico.
          • Si attribuisce alla Chiesa cattolica italiana, la responsabilità della mancata approvazione di una legge sul testamento biologico. Questo dato, pur fondato, è contraddittorio. La Chiesa teme che, con una legge si metta in discussione il principio dell’indisponibilità della vita umana; resta il fatto che la dottrina della Chiesa da molti anni si sia pronunciata contro l’accanimento terapeutico. (“L’interruzione di procedure mediche dolorose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati ottenuti, può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia dell’accanimento terapeutico. Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o altrimenti da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente”, dal Compendio del Catechismo della Chiesa cattolica- giugno 2005).

          La legge sul testamento biologico, in corso di approvazione dall’attuale maggioranza, probabilmente escluderà la nutrizione e l’idratazione artificiale dalle scelte sulle quali il malato potrà esercitare la sua volontà. Si avrebbe così una legge più arretrata rispetto all’attuale vuoto legislativo a cui  la magistratura deve supplire.

          Da aggiungere che purtroppo il Parlamento che dovrebbe legiferare su materie eticamente sensibili è stato desautorato, privato pertanto del libero confronto che si dovrebbe svolgere al di là dell’appartenenze e maggioranze politiche, come avvenne per le leggi sul divorzio e sull’aborto.

          Credo comunque che la classe politica italiana, arroccata in posizioni di principio, in una società che si evolve,  sia ancora troppo lontana dai reali bisogni e dalle concrete richieste dei suoi cittadini.

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          Calamandrei, chi era costui?

          Piero Calamandrei nasce a Firenze il 21 Aprile 1889 dove muore il 27 Settembre 1956.

          Dopo la laurea in giurisprudenza, divenne professore di procedura civile in varie università: Messina, Modena, Reggio Emilia, Siena e Firenze. Prese parte alla prima guerra mondiale come ufficiale volontario. Lasciò l’esercito per continuare la sua carriera accademica. Della sua vasta produzione giuridica si ricorda soprattutto “Introduzione allo studio delle misure cautelari” del 1936, un trattato d’avanguardia che farà compiere un grande balzo in avanti alla scienza processuale italiana.

          Politicamente impegnato a sinistra, partecipò con Dino Vanucci, Ernesto Rossi, Carlo e Nello Rosselli alla direzione di “Italia Libera”, un gruppo clandestino di ispirazione azionista. Manifestò sempre la sua avversione alla dittatura di Mussolini, aderendo nel 1925 al Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce. Contrario all’ingresso dell’Italia nella seconda guerra mondiale, nel 1941 aderì al movimento Giustizia e Libertà ed un anno dopo fu tra i fondatori del Partito d’Azione insieme a Ferruccio Parri, Ugo La Malfa ed altri.

          Fu membro della Consulta nazionale, della Costituente e della Camera dei Deputati e si batté sempre per un rinnovamento morale e civile della vita politica italiana.

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