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Articoli di jetto

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“Anatomy” di Vincenzo Pandolfi

La quarta opera è brevissima, solo 3 minuti, si intitola Anatomy” ed è diretto da Vincenzo Pandolfi.

Anche questo un film muto, e si fonda su un articolato esperimento di ripresa in 16mm (impossibile per me non pensare al “Begotten” di E. Elias Merhige), con colori ultrasaturi e filtri gialli e viola. L’esperimento dovrebbe consistere nel rendere angosciante e conturbante una scena di vita quotidiana: un uomo porta la colazione a letto alla moglie e poi sparecchia il desinato, ma qualcosa non è come sembra.

Da qui la scelta tecnica del 16 mm come quella che può garantire la massima immersione, e nel contempo favorire un clima di tensione sottolineato ossessivamente da una colonna sonora claustrofobica (ed ottimamente scelta). Il risultato però non è dei migliori: le didascalie spezzano fastidiosamente il ritmo della vicenda, e per quanto indispensabili non danno linearità nè alla chiarificazione nè alla stessa rivelazione finale, non di immediata lettura.

Non che sia tutto da buttare, ma se chiedi un certo sforzo allo spettatore dal punto di vista visivo, devi garantire altrettanto dal punto di vista emotivo. Altrimenti il tutto rischia di apparire fin troppo freddo e fine a se stesso, un’anatomia, per l’appunto… era questo l’intendimento?

Voto 2/4

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“A joke of too much” di Francesco Picone

Il primo cortometraggio in concorso è A joke of too much” di Francesco Picone.

A detta del regista un omaggio dichiarato e agli horror “ironici” del passato e alla serie “Grindhouse” della coppia Tarantino / Rodriguez (in verità deve più a costoro…). Come in Grindhouse, il film si apre con un finto trailer: “L’invasione dei vermi mutanti”, divertente parodia de “L’invasione degli ultracorpi” più “I visitors”, ma insomma… da subito si nota come il tutto sia un po’ sfilacciato e tirato per le lunghe, ed in tal senso qualche taglio in più avrebbe giovato; anche le battute strappano appena qualche sorriso.

Passato il trailer veniamo al film vero e proprio, che segue il canovaccio classico della coppietta che si infratta e la cui gita amorosa viene bruscamente interrotta dal solito omicida seriale pazzo e appena scappato di prigione (e ti pareva!).
Il tutto condito da battute di facile e dubbia volgarità e dallo scherzo del titolo, che si rivelerà (come nel più classico film di genere) un’involontaria anticipazione della fine fatale.

La recitazione è poco convincente, la scena dell’inseguimento è confusionaria, ci sono svarioni di fotografia che sinceramente non ho capito e gli effetti sono di serie Z, ma questo non sarebbe nemmeno un problema, se accompagnati da una storia minimamente originale.

Forse per rendere un po’ più appetibile il tutto si poteva sviluppare maggiormente la parte “eros”.

Voto 1/4

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“Bloody toner” di Francesco Roder

Il secondo lavoro, Bloody Toner” di Francesco Roder omaggia l’horror degli anni 20, attraverso una riuscita parodia muta in bianco e nero dei classici di genere. Opera realizzata in sole 60 ore per il premio Collio Cinema di Gorizia (se non ho capito male…), tutto il mio plauso agli autori per essere riusciti ad inventarsi e condensare in 6 minuti un soggetto veramente divertente.

La storia di una fotocopiatrice demoniaca che si scatena con la goccia di sangue di una vergine è quanto di più improbabile possa pensarsi, ma qui la sospensione dell’incredulità è egregiamente sostenuta da una messa in scena veramente efficace. Gli “eccessi” registici non sono sovrabbondanti, la recitazione tutta sopra le righe (ancora un plauso alla protagonista, deliziosa) è convincente, le scelte di montaggio danno ritmo e brio al tutto, finanche le didascalie sono ottime: ironiche e divertenti. Insomma un lavoro onesto, ben girato, e soprattutto originale, senza tronfie o troppe pretese di esplicare chissà quali proponimenti… Ed in tale quadro e tale ottica posso ben volentieri mancare di eccepire a stereotipi ed anacronismi, ma semplicemente divertirmi.

Regista da rivedere in ambiti e modi più articolati.

Come già detto alla fine il film è risultato (meritatamente) il vincitore della serata, con una media voti di addirittura 3,30. Il fatto che non sia propriamente orrorifico la dice lunga sulla qualità delle altre pellicole in concorso.

Voto 3/4

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“Durante la morte” di Davide Scovazzo

Il primo zombie-movie della serata si intitola Durante la morte” di Davide Scovazzo, di cui ho apprezzato sicuramente il dichiarato intento: quello di utilizzare un linguaggio classico del cinema di genere per raccontare qualcosa di differente.
Girato (in digitale) interamente a Genova, tra archittetture indubbiamente inquietanti e decadenti, si ispira ad una frase dello scrittore Niccolò Ammaniti (*), che a detta del regista gli ha ispirato la storia.

Essa principia all’alba: in un anonimo monolocale suona una sveglia, il nostro protagonista si alza e, ben bardato, comincia la propria errabonda giornata, senza una meta precisa, ma senza variazioni di rilievo (così almeno ci rivela la voce fuori campo). Per una buona parte del film egli non fa altro che incontrare non morti che si comportano come vivi e scappare da loro, e per 4 volte ci viene riproposta la medesima metodica incontro-rivelazione-fuga. Per carità, il trucco è discreto e non lesina trovate divertenti, ma ho trovato francamente eccessiva questa riproposizione, soprattutto perché non finalizzata ad alcun avanzamento della trama. Ad un certo punto il nostro, esausto, viene finalmente catturato, e da lì un brusco taglio apre la seconda parte del film, che conduce rapidamente alla rivelazione finale.

La prima cosa che colpisce è la precarietà della recitazione, nonché l’abuso della voce fuori campo… spesso ridondante, poteva tranquillamente essere omessa.
La seconda cosa che colpisce è che il “qualcosa di differente” del regista in realtà è uno dei temi portanti del cinema di Romero: gli zombie non sono differenti da noi, e sono finanche meglio di noi. La storia degli zombie che non si riconoscono come tali, che rimpiangono e perpetuano la propria vita passata, non è altrettanto nuovissima (basti pensare agli zombie di “Land of the dead”, che nel mondo fuori dalla città continuano ad esercitare le proprie attività e lavori). Ma a parte questo, il film è almeno coinvolgente?

Direi molto a tratti: belle le location e buona la fotografia, ottimi gli effetti sonori ed il trucco, ma sinceramente a questi zombie non ci si affeziona, sono morti più che “non morti” (anche se parlano, e ridono, e amano) e sono strumentali esclusivamente ad un’idea di fondo ben poco sorprendente…

Insomma un film da rivedere e da curare soprattutto nelle interpretazioni, o almeno da rimontare eliminando una parte di superfluo.

Voto 2/4

(*) la frase dovrebbe essere: “i ricordi sono zombie che ti uccidono instillandoti una nostalgia che ti leva il respiro”.

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“Juan con miedo” di Daniel Romero

A mezzanotte la proiezione dell’ultimo film in concorso, lo spagnolo “Juan con miedo” di Daniel Romero, di cui ricordo poco, sarà stata l’ora, la mancanza di sottotitoli e la mia bassa propensione per le lingue, ma non sono riuscito pienamente a cogliere il succo della trama.

Sicuramente apprezzabili la cura della messa in scena, la tecnica e la scelta di dirigere dei bambini (non certo semplice), però di questa maledizione in questa casa abbandonata con questo fantasma non sono riuscito a cogliere granché, se non che mi è sembrato tutto un bel po’ stereotipato e a tratti pacchiano…

Non mi sono comunque espresso sul voto finale, riservandomi un’ulteriore visione.

S.V.

Scheda su imdb

Il blog del regista

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“Darkness within” di James Kendall

Controverso il terzo film della serata: “Darkness Within” dell’italo-inglese James Kendall, peraltro tra i più lunghi (20 minuti), con il quale svoltiamo proprio pagina, sia da un punto di vista formale che meramente tecnico.
Progetto pensato per il diploma di regia cinematografica alla London Film School, datato 2009, girato interamente a Berlino per ragioni economiche (a detta del regista), il film è un thriller claustrofobico che si tramuta via via in un horror movie splatter, pur mantenendo le caratteristiche estetiche di cui al principio.

La storia è piuttosto semplice: racconta il rientro a casa di una coppia borghese (Marc e Marie), trasferitisi da poco in un quartiere altolocato, che viene presa di mira dai vicini psicopatici e omicidi.

Molti dei cineasti presenti ieri sera dovrebbero studiare il film di Kendall, per capire come si gestiscono gli attori e curano le interpretazioni, senza che risultino sovrabbondanti o poco credibili, anche in un contesto thriller-horror. Ma dovrebbero studiarlo anche per altri aspetti: è infatti la pellicola meglio curata, sotto tutti i profili e punti di vista, fotografia (forse con l’eccezione di alcuni neri talora frastornanti), recitazione, montaggio, riprese, e dimostra come pur con pochi mezzi si possa realizzare un’opera che nulla ha da invidiare a produzioni più blasonate.

Però… c’è un però. Cosa manca al film di Kendall per essere memorabile?

Sicuramente le limitazioni della storia, e l’abbondanza di topoi poco originali, pertanto poco inquietanti. Quello che manca è la tensione angosciante che dovrebbe essere fondativa della prima parte, più interlocutiva e psicologica. In molte scene la prevedibilità rovina letteralmente l’atmosfera. Quando Marie entra finalmente in casa il riproporsi del classico stilema “squillo di telefono”, “coltello da cucina”, nascondiglio ed apparizione del “boogieman” è talmente telegrafato ed abusato che non spaventa minimamente. Altrettanto abusato è poi l’impiego delle maschere veneziane dei sadici torturatori: più che alienare le loro emozioni forse il regista avrebbe fatto meglio ad esplicare maggiormente le loro “ragioni”.
Infatti anche se da un lato suggerisce “un patto” con Marc per spaventare Marie, dall’altro non comprendiamo quali finalità perverse la “regina sadica” Babette Winter (sicuramente la migliore interprete del lotto) si proponga… forse una maggior insistenza su di un piano vagamente lesbo-nazistoide avrebbe aiutato?

Un plauso infine alle scene splatter, efficaci proprio perchè poco esplicite. Insomma un’ottima prova, ma che va completata e messa alla prova con uno script più attento.

Voto 3/4

Un’intervista a James Kendall su filmdoc.it

Un’interessante intervista di Chiara Pani a James Kendall su italiansexymodels.com

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Presentazione del libro “Fuori dal tempio” di Pierluigi Di Piazza

Giovedì 9 giugno 2011 alle ore 20.45 siamo orgogliosi di presentare il libro: “Fuori dal tempio. La Chiesa al servizio dell’umanità” ed ospitarne l’autore Pierluigi Di Piazza, del Centro di accoglienza per stranieri e di promozione culturale “Ernesto Balducci” di Zugliano (Udine).

Dalla presentazione tenuta al Centro Balducci:

“Mi sento laico, umile credente sempre in ricerca, prete per un servizio disponibile, disinteressato, gratuito nella comunità cristiana e nella società; anticlericale, cioè non appartenente ad una categoria; non funzionario della religione. Si può così intuire quale sia a livello di comunicazione l’effetto del cercare giustizia, verità, uguaglianza, pace, condivisione”. Parla don Pierluigi Di Piazza, fondatore del Centro di accoglienza per stranieri Ernesto Balducci di Zugliano, e racconta la sua storia di uomo e di prete, di insegnante e di animatore culturale, alle prese con i temi più discussi nelle comunità cristiana: le delicate posizioni dei separati e divorziati nella Chiesa, l’aborto, l’omosessualità, il celibato dei preti, il sacerdozio delle donne, la pedofilia, la malattia e il fine vita.

Pierluigi Di Piazza, prete parroco, laureato in Teologia, ha ricevuto nel 2006 la laurea ad honorem dell’Università degli Studi di Udine quale “imprenditore di solidarietà”. Insegnante per 30 anni, nel 1988 ha fondato il Centro di accoglienza per stranieri e di promozione culturale “Ernesto Balducci” di Zugliano (Udine) di cui è responsabile. Collabora con giornali e riviste. Tra le sue pubblicazioni, “Nel cuore dell’umanità, storia di un percorso” (2006) e “Questo straordinario Gesù di Nazaret” (2010).

L’incontro si terrà  presso la Villa Ronzani di Giai di Gruaro e sarà possibile acquistare il volume.

Allego la locandina dell’evento ed invito come sempre tutti a segnalare la serata.

  Fuori dal tempio: la Chiesa al servizio dell'umanità, di Pierluigi Di Piazza (448,2 KiB, 13 download)
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Serata informativa per i referendum del 12 e 13 giugno 2011

Importante rettifica del 25 maggio 2011: per (oscuri?) motivi assolutamente indipendenti dalla nostra volontà, la sede della serata si deve spostare dall’originariamente prevista Villa Ronzani di Giai alla Sala delle Associazioni, in Borgo Medievale a Gruaro. L’orario rimane invece invariato.

Ci scusiamo per l’inconveniente e lo spostamento che, ribadiamo, non è assolutamente dipeso da noi, e Vi invitiamo nuovamente e caldamente a partecipare numerosi ad una serata che crediamo MOLTO IMPORTANTE.

Abbiamo aggiornato la locandina allegata e di seguito vi inviamo il percorso per raggiungere la nuova sede:

SALA DELLE ASSOCIAZIONI, BORGO MEDIEVALE, GRUARO (una volta arrivati alla Banca San Biagio del Veneto Orientale, seguite le indicazioni sul posto).

Grazie a tutti per l’attenzione, vi invitiamo come sempre a segnalare l’evento.

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Buongiorno a tutti!

Data l’importanza del tema e prossimità temporale, abbiamo pensato di organizzare insieme all’associazione “Un Parco Per Boldara” una serata informativa sui referendum abrogativi del 12 e 13 giugno 2011, invitando nuovamente a Gruaro il nostro amico ecologista Michele Boato, direttore della rivista “Gaia” e presidente dell’Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”.

L’incontro con Michele si terrà venerdì 3 giugno 2011 alle ore 20.45, presso la Villa Ronzani di Giai di Gruaro.

Alleghiamo la locandina dell’evento e Vi invitiamo a segnalare la serata.

  Verso i referendum, incontro con Michele Boato (770,2 KiB, 15 download)
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Presentazione del libro “Le malattie del desiderio” di Fabrizio Turoldo

Salve a tutti.

Venerdì 20 maggio 2011 alle ore 20.45 affrontiamo due temi difficili, quello della tossicodipendenza e dell’anoressia, presentando il libro “Le malattie del desiderio” del prof. Fabrizio Turoldo, ed incontrando l’autore.

L’incontro si terrà presso la Villa Ronzani di Giai di Gruaro e sarà possibile acquistare il volume ad una modica cifra.

Allego la locandina dell’evento ed invito come sempre tutti a segnalare la serata.

  Le malattie del desiderio, di Fabrizio Turoldo (655,1 KiB, 13 download)
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Ancora sulla guerra di Libia…

Dopo lo sfogo, un commento un po’ più ponderato.

“La cosa strana nell’assurdità della storia è che ci sia una spiegazione a tutto”
Cees Nooteboom, Voorbijie passages

Ancora una “guerra umanitaria”, ancora bombardamenti su un paese straniero per “lavare” la nostra coscienza di sedicenti democratici.
Questa volta tocca alla Libia del corteggiatissimo (in passato) Mu’ammar Gheddafi, ben consapevoli di quanto possa essere controproducente per gli equilibri interni di quel popolo un intervento militare occidentale.

E’ particolarmente fastidiosa l’ipocrisia di noi europei, che fingiamo di stupirci se un dittatore si comporta da dittatore, lo ignoriamo per anni quando massacra i migranti che tentano di giungere sulle nostre coste o reprime nel sangue la rivolta di Bengasi del 2006, ma siamo ben lieti di accettare i suoi investimenti nelle nostre banche, imprese, società di calcio.
Poi, quando ci accorgiamo che il suo potere rischia di sgretolarsi di fronte ad una Rivoluzione che non controlliamo e che potrebbe andare in una direzione che non ci piace, decidiamo di bombardarlo.

Senza alcuna credibilità e senza alcuna legittimazione, se non quella di essere stato 4 anni ministro della Giustizia del regime di Gheddafi, il segretario del Consiglio Nazionale ad interim di Transizione della Libia (CNT), Mustafa Abdul Jalil, tra i principali fautori dei bombardamenti occidentali, rassicura pervicacemente i paesi europei che ad un cambio di regime nulla cambierà, nei rapporti internazionali, nè per quanto concerne le forniture energetiche, nè per il “controllo” sull’immigrazione (tanto caro a noi italiani).

Il CNT libico, composto da 31 membri, quelli noti quasi tutti di Bengasi, con un solo rappresentante dei giovani (l’avvocato Fathi Tirbil) che tanto si stanno spendendo nella Rivoluzione libica, è un organo riconosciuto internazionalmente solo da Francia, Qatar ed Italia, ha un sito internet che sembra fatto su misura per noi occidentali (recita tronfiamente: “Freedom, Justice, Democracy”), un manifesto politico quanto di più generico e vago possibile (*).

La verità è che con questi bombardamenti nessuno, nemmeno gli insorti, sembra sapere in che direzione possa andare la Rivoluzione, né quanto possano essere forti ed influenti questi personaggi e pressioni filo-occidentali sul CNT.

Un autentico cambio di regime in Libia è tutto da verificare, la Storia anche recente (penso alla Rivoluzione dei Cedri in Libano, nel 2005) insegna quanto sia breve il passo da una vittoria della guerra civile ad una sconfitta della Rivoluzione.

Per questo sono contro la guerra degli Occidentali: sto con gli shebab, sto con la Rivoluzione libica e credo che nessun governo arabo libero possa mai costituirsi con l’interferenza occidentale.

(*) valga per tutti il punto 7b, ove in tema di economia recita: “lo sviluppo di una genuina partnership economica tra un forte e produttivo settore pubblico, un libero settore privato ed un’efficace società civile che eviti corruzione e sprechi”.