Informazioni su: joy

avatar
Descrizione
la Presidente

Articoli di joy

0

A proposito di “Metropolis”… intervista a Claude Andreini

Ho incontrato Claude Andreini al ritorno da Chicago e gli ho posto alcune domande, allo scopo di evidenziare e di meglio capire la genesi, le motivazioni e le intenzioni comunicative ed artistiche che stanno alla base di questo suo lavoro di fotografo ed artista.

Come è nata Metropolis?
“L’ispirazione per questo mio lavoro è nata visitando tante città europee, grandi e piccole, dove ho avuto la sensazione che l’architettura moderna, rigorosa, funzionale, fatta di materiali  lisci e duri, come l’acciaio, brillanti e trasparenti come il vetro, non fosse affatto accettata. Idem per altre strutture, magari antichizzanti, segni di passata ricchezza, ma non certo di socializzazione; perciò al piede di slanciate torri di cristallo, l’impiegato si rifugia a sorseggiare una bibita sotto ombrelloni di paglia; lo stesso avviene nel cortile, circondato da imponenti colonne greco-romane, di un museo; sui muri poi di centinaia di appartamenti, appollaiati gli uni sugli altri, campeggiano manifesti di persone sorridenti… e così via.”

Mi sembra di capire che quello che rappresenti nelle tue foto è un ambiente urbano, alienante, che genera disagio.
“Sì, le immagini vogliono evidenziare proprio il malessere dell’uomo a vivere in strutture che non sono consone per la vita naturale a cui aspira. Esse tentano di dimostrare che la scelta è stata sbagliata e che, individualmente, nel suo piccolo, ogni individuo cerca di ricrearsi un angolo a sua misura.”

Hai colto questo stesso disagio di abitare anche a Chicago?
“La stessa domanda mi è stata fatta anche da Michael Weinstein, giornalista-filosofo americano, nel corso di una intervista, ed ho dovuto rispondere che no, non avvertivo nel paesaggio urbano americano quel disagio palpabile che avevo testimoniato con le mie foto. In effetti, la vista delle formidabili torri di Chicago, città simbolo dell’architettura americana, (grazie alle opere di Van Der Mies e Wright, fra gli altri), non mi ha fatto cogliere la stessa sensazione che mi aveva colpito in Europa. Lì, il cittadino non sembra per niente soffrire dell’assenza di dimensione umana, nonostante tutto sia enorme, gigantesco, smisurato. Forse per l’assenza di radici antiche, la modernità è totale, dalla testa ai piedi, senza compromessi: niente ombrelloni di paglia, niente bar “esotizzanti”, nessuna nostalgia affidata a poster di Lawrence d’Arabia. E quindi non ho potuto confermare la mia tesi con altri scatti americani.”

Questa tua affermazione mi sembra un po’ controcorrente.
“Ribadisco che questa esaltata struttura architettonica non ha tolto umanità ai rapporti tra cittadini. Da tanto tempo avevo dimenticato il saluto sistematico di sconosciuti quando entri in un negozio; la conversazione con estranei che, curiosi, ti chiedono cosa stai fotografando sul marciapiede; la moneta che ti rendono sul palmo della mano e non sul freddo vetro del banco; o lo scambio di biglietto da visita quando inviti una persona, mai vista e conosciuta prima, alla tua mostra. Insomma ho avuto la sensazione che effettivamente ci sia a Chicago un “homo diversus” da quello europeo, adattato alla struttura della città. Di conseguenza, per integrare e sviluppare, per contrasto, la mia tesi, ho fatto foto di quella architettura, di quelle persone, di quella modernità.”

Sarà possibile vedere allestita anche qui da noi qualche tua mostra?

“Ottobre 2005: New York. 2006: Chicago e Ginevra.
Sono quindici anni che le mie opere sono inserite in collezioni pubbliche e private internazionali e che insegno ed espongo fotografia in giro per il mondo, ma mai ho avuto la possibilità di farlo a Gruaro. Il perchè…”

Ultimo lavoro visibile: http://www.photodigitalgrosseto.com

Sito ufficiale

[print_link]

0

A proposito di “Cultura”…

Molte volte mi è capitato di trovare la parola cultura in diverse situazioni e in diversi campi, però non mi ero mai fermata a pensare a che significato questo concetto avesse, fino a quando non ho iniziato a scrivere quest’articolo.
Definire che cos’è la cultura non è sicuramente facile perché questo è un termine molto complesso.
Partendo dal presupposto che la parola “cultura” può essere utilizzata in molti ambiti, per comprenderne il significato, secondo me, bisogna capire che cosa accomuna tutti gli aspetti di questo termine.
Quello che li unisce è a mio parere il concetto di conoscenza, poiché la cultura è l’insieme di conoscenze di una persona in vari campi, ma anche la capacità di capire che il proprio sapere non è infinito, ma va sempre e continuamente incrementato.
Questo fa sì che nel significato di cultura sia compreso anche il concetto di progresso, di evoluzione, poiché nessuno dovrebbe mai rimanere ancorato alle proprie idee senza mai metterle in discussione.
Facendo un ulteriore passo avanti si comprende come nella parola cultura è insita certamente l’idea di confronto.
Ogni idea, infatti, anche se lontana dal nostro pensiero, può essere utile a far capire un aspetto di una questione che prima non si era preso in considerazione.
Tutti, per questo motivo, possono fare cultura, solamente discutendo riguardo ad un dato argomento.
La cultura non deve essere vista, infatti, come un qualcosa di astratto ma anzi deve essere percepita come vicina a noi, perché è da ogni singola persona che deve partire la volontà di ampliare il proprio sapere.
Siamo inoltre sempre noi stessi che dobbiamo mettere a disposizione le nostre conoscenze, le nostre idee, i nostri pensieri, perché la cultura non è solo un patrimonio personale, ma deve essere condivisa con gli altri.
Ciò che un’associazione culturale, come la Ruota, deve fare è, quindi, a mio parere, aumentare la nostra conoscenza e promuovere lo scambio d’opinioni e la riflessione, in sostanza mantenere viva la cultura.

[print_link]