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“Anatomy” di Vincenzo Pandolfi

La quarta opera è brevissima, solo 3 minuti, si intitola Anatomy” ed è diretto da Vincenzo Pandolfi.

Anche questo un film muto, e si fonda su un articolato esperimento di ripresa in 16mm (impossibile per me non pensare al “Begotten” di E. Elias Merhige), con colori ultrasaturi e filtri gialli e viola. L’esperimento dovrebbe consistere nel rendere angosciante e conturbante una scena di vita quotidiana: un uomo porta la colazione a letto alla moglie e poi sparecchia il desinato, ma qualcosa non è come sembra.

Da qui la scelta tecnica del 16 mm come quella che può garantire la massima immersione, e nel contempo favorire un clima di tensione sottolineato ossessivamente da una colonna sonora claustrofobica (ed ottimamente scelta). Il risultato però non è dei migliori: le didascalie spezzano fastidiosamente il ritmo della vicenda, e per quanto indispensabili non danno linearità nè alla chiarificazione nè alla stessa rivelazione finale, non di immediata lettura.

Non che sia tutto da buttare, ma se chiedi un certo sforzo allo spettatore dal punto di vista visivo, devi garantire altrettanto dal punto di vista emotivo. Altrimenti il tutto rischia di apparire fin troppo freddo e fine a se stesso, un’anatomia, per l’appunto… era questo l’intendimento?

Voto 2/4

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“A joke of too much” di Francesco Picone

Il primo cortometraggio in concorso è A joke of too much” di Francesco Picone.

A detta del regista un omaggio dichiarato e agli horror “ironici” del passato e alla serie “Grindhouse” della coppia Tarantino / Rodriguez (in verità deve più a costoro…). Come in Grindhouse, il film si apre con un finto trailer: “L’invasione dei vermi mutanti”, divertente parodia de “L’invasione degli ultracorpi” più “I visitors”, ma insomma… da subito si nota come il tutto sia un po’ sfilacciato e tirato per le lunghe, ed in tal senso qualche taglio in più avrebbe giovato; anche le battute strappano appena qualche sorriso.

Passato il trailer veniamo al film vero e proprio, che segue il canovaccio classico della coppietta che si infratta e la cui gita amorosa viene bruscamente interrotta dal solito omicida seriale pazzo e appena scappato di prigione (e ti pareva!).
Il tutto condito da battute di facile e dubbia volgarità e dallo scherzo del titolo, che si rivelerà (come nel più classico film di genere) un’involontaria anticipazione della fine fatale.

La recitazione è poco convincente, la scena dell’inseguimento è confusionaria, ci sono svarioni di fotografia che sinceramente non ho capito e gli effetti sono di serie Z, ma questo non sarebbe nemmeno un problema, se accompagnati da una storia minimamente originale.

Forse per rendere un po’ più appetibile il tutto si poteva sviluppare maggiormente la parte “eros”.

Voto 1/4

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“Bloody toner” di Francesco Roder

Il secondo lavoro, Bloody Toner” di Francesco Roder omaggia l’horror degli anni 20, attraverso una riuscita parodia muta in bianco e nero dei classici di genere. Opera realizzata in sole 60 ore per il premio Collio Cinema di Gorizia (se non ho capito male…), tutto il mio plauso agli autori per essere riusciti ad inventarsi e condensare in 6 minuti un soggetto veramente divertente.

La storia di una fotocopiatrice demoniaca che si scatena con la goccia di sangue di una vergine è quanto di più improbabile possa pensarsi, ma qui la sospensione dell’incredulità è egregiamente sostenuta da una messa in scena veramente efficace. Gli “eccessi” registici non sono sovrabbondanti, la recitazione tutta sopra le righe (ancora un plauso alla protagonista, deliziosa) è convincente, le scelte di montaggio danno ritmo e brio al tutto, finanche le didascalie sono ottime: ironiche e divertenti. Insomma un lavoro onesto, ben girato, e soprattutto originale, senza tronfie o troppe pretese di esplicare chissà quali proponimenti… Ed in tale quadro e tale ottica posso ben volentieri mancare di eccepire a stereotipi ed anacronismi, ma semplicemente divertirmi.

Regista da rivedere in ambiti e modi più articolati.

Come già detto alla fine il film è risultato (meritatamente) il vincitore della serata, con una media voti di addirittura 3,30. Il fatto che non sia propriamente orrorifico la dice lunga sulla qualità delle altre pellicole in concorso.

Voto 3/4

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“Durante la morte” di Davide Scovazzo

Il primo zombie-movie della serata si intitola Durante la morte” di Davide Scovazzo, di cui ho apprezzato sicuramente il dichiarato intento: quello di utilizzare un linguaggio classico del cinema di genere per raccontare qualcosa di differente.
Girato (in digitale) interamente a Genova, tra archittetture indubbiamente inquietanti e decadenti, si ispira ad una frase dello scrittore Niccolò Ammaniti (*), che a detta del regista gli ha ispirato la storia.

Essa principia all’alba: in un anonimo monolocale suona una sveglia, il nostro protagonista si alza e, ben bardato, comincia la propria errabonda giornata, senza una meta precisa, ma senza variazioni di rilievo (così almeno ci rivela la voce fuori campo). Per una buona parte del film egli non fa altro che incontrare non morti che si comportano come vivi e scappare da loro, e per 4 volte ci viene riproposta la medesima metodica incontro-rivelazione-fuga. Per carità, il trucco è discreto e non lesina trovate divertenti, ma ho trovato francamente eccessiva questa riproposizione, soprattutto perché non finalizzata ad alcun avanzamento della trama. Ad un certo punto il nostro, esausto, viene finalmente catturato, e da lì un brusco taglio apre la seconda parte del film, che conduce rapidamente alla rivelazione finale.

La prima cosa che colpisce è la precarietà della recitazione, nonché l’abuso della voce fuori campo… spesso ridondante, poteva tranquillamente essere omessa.
La seconda cosa che colpisce è che il “qualcosa di differente” del regista in realtà è uno dei temi portanti del cinema di Romero: gli zombie non sono differenti da noi, e sono finanche meglio di noi. La storia degli zombie che non si riconoscono come tali, che rimpiangono e perpetuano la propria vita passata, non è altrettanto nuovissima (basti pensare agli zombie di “Land of the dead”, che nel mondo fuori dalla città continuano ad esercitare le proprie attività e lavori). Ma a parte questo, il film è almeno coinvolgente?

Direi molto a tratti: belle le location e buona la fotografia, ottimi gli effetti sonori ed il trucco, ma sinceramente a questi zombie non ci si affeziona, sono morti più che “non morti” (anche se parlano, e ridono, e amano) e sono strumentali esclusivamente ad un’idea di fondo ben poco sorprendente…

Insomma un film da rivedere e da curare soprattutto nelle interpretazioni, o almeno da rimontare eliminando una parte di superfluo.

Voto 2/4

(*) la frase dovrebbe essere: “i ricordi sono zombie che ti uccidono instillandoti una nostalgia che ti leva il respiro”.

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“Juan con miedo” di Daniel Romero

A mezzanotte la proiezione dell’ultimo film in concorso, lo spagnolo “Juan con miedo” di Daniel Romero, di cui ricordo poco, sarà stata l’ora, la mancanza di sottotitoli e la mia bassa propensione per le lingue, ma non sono riuscito pienamente a cogliere il succo della trama.

Sicuramente apprezzabili la cura della messa in scena, la tecnica e la scelta di dirigere dei bambini (non certo semplice), però di questa maledizione in questa casa abbandonata con questo fantasma non sono riuscito a cogliere granché, se non che mi è sembrato tutto un bel po’ stereotipato e a tratti pacchiano…

Non mi sono comunque espresso sul voto finale, riservandomi un’ulteriore visione.

S.V.

Scheda su imdb

Il blog del regista

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“Darkness within” di James Kendall

Controverso il terzo film della serata: “Darkness Within” dell’italo-inglese James Kendall, peraltro tra i più lunghi (20 minuti), con il quale svoltiamo proprio pagina, sia da un punto di vista formale che meramente tecnico.
Progetto pensato per il diploma di regia cinematografica alla London Film School, datato 2009, girato interamente a Berlino per ragioni economiche (a detta del regista), il film è un thriller claustrofobico che si tramuta via via in un horror movie splatter, pur mantenendo le caratteristiche estetiche di cui al principio.

La storia è piuttosto semplice: racconta il rientro a casa di una coppia borghese (Marc e Marie), trasferitisi da poco in un quartiere altolocato, che viene presa di mira dai vicini psicopatici e omicidi.

Molti dei cineasti presenti ieri sera dovrebbero studiare il film di Kendall, per capire come si gestiscono gli attori e curano le interpretazioni, senza che risultino sovrabbondanti o poco credibili, anche in un contesto thriller-horror. Ma dovrebbero studiarlo anche per altri aspetti: è infatti la pellicola meglio curata, sotto tutti i profili e punti di vista, fotografia (forse con l’eccezione di alcuni neri talora frastornanti), recitazione, montaggio, riprese, e dimostra come pur con pochi mezzi si possa realizzare un’opera che nulla ha da invidiare a produzioni più blasonate.

Però… c’è un però. Cosa manca al film di Kendall per essere memorabile?

Sicuramente le limitazioni della storia, e l’abbondanza di topoi poco originali, pertanto poco inquietanti. Quello che manca è la tensione angosciante che dovrebbe essere fondativa della prima parte, più interlocutiva e psicologica. In molte scene la prevedibilità rovina letteralmente l’atmosfera. Quando Marie entra finalmente in casa il riproporsi del classico stilema “squillo di telefono”, “coltello da cucina”, nascondiglio ed apparizione del “boogieman” è talmente telegrafato ed abusato che non spaventa minimamente. Altrettanto abusato è poi l’impiego delle maschere veneziane dei sadici torturatori: più che alienare le loro emozioni forse il regista avrebbe fatto meglio ad esplicare maggiormente le loro “ragioni”.
Infatti anche se da un lato suggerisce “un patto” con Marc per spaventare Marie, dall’altro non comprendiamo quali finalità perverse la “regina sadica” Babette Winter (sicuramente la migliore interprete del lotto) si proponga… forse una maggior insistenza su di un piano vagamente lesbo-nazistoide avrebbe aiutato?

Un plauso infine alle scene splatter, efficaci proprio perchè poco esplicite. Insomma un’ottima prova, ma che va completata e messa alla prova con uno script più attento.

Voto 3/4

Un’intervista a James Kendall su filmdoc.it

Un’interessante intervista di Chiara Pani a James Kendall su italiansexymodels.com

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Presentazione del libro “Fuori dal tempio” di Pierluigi Di Piazza

Giovedì 9 giugno 2011 alle ore 20.45 siamo orgogliosi di presentare il libro: “Fuori dal tempio. La Chiesa al servizio dell’umanità” ed ospitarne l’autore Pierluigi Di Piazza, del Centro di accoglienza per stranieri e di promozione culturale “Ernesto Balducci” di Zugliano (Udine).

Dalla presentazione tenuta al Centro Balducci:

“Mi sento laico, umile credente sempre in ricerca, prete per un servizio disponibile, disinteressato, gratuito nella comunità cristiana e nella società; anticlericale, cioè non appartenente ad una categoria; non funzionario della religione. Si può così intuire quale sia a livello di comunicazione l’effetto del cercare giustizia, verità, uguaglianza, pace, condivisione”. Parla don Pierluigi Di Piazza, fondatore del Centro di accoglienza per stranieri Ernesto Balducci di Zugliano, e racconta la sua storia di uomo e di prete, di insegnante e di animatore culturale, alle prese con i temi più discussi nelle comunità cristiana: le delicate posizioni dei separati e divorziati nella Chiesa, l’aborto, l’omosessualità, il celibato dei preti, il sacerdozio delle donne, la pedofilia, la malattia e il fine vita.

Pierluigi Di Piazza, prete parroco, laureato in Teologia, ha ricevuto nel 2006 la laurea ad honorem dell’Università degli Studi di Udine quale “imprenditore di solidarietà”. Insegnante per 30 anni, nel 1988 ha fondato il Centro di accoglienza per stranieri e di promozione culturale “Ernesto Balducci” di Zugliano (Udine) di cui è responsabile. Collabora con giornali e riviste. Tra le sue pubblicazioni, “Nel cuore dell’umanità, storia di un percorso” (2006) e “Questo straordinario Gesù di Nazaret” (2010).

L’incontro si terrà  presso la Villa Ronzani di Giai di Gruaro e sarà possibile acquistare il volume.

Allego la locandina dell’evento ed invito come sempre tutti a segnalare la serata.

  Fuori dal tempio: la Chiesa al servizio dell'umanità, di Pierluigi Di Piazza (448,2 KiB, 13 download)
Non hai il permesso di scaricare il file.

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Serata informativa per i referendum del 12 e 13 giugno 2011

Importante rettifica del 25 maggio 2011: per (oscuri?) motivi assolutamente indipendenti dalla nostra volontà, la sede della serata si deve spostare dall’originariamente prevista Villa Ronzani di Giai alla Sala delle Associazioni, in Borgo Medievale a Gruaro. L’orario rimane invece invariato.

Ci scusiamo per l’inconveniente e lo spostamento che, ribadiamo, non è assolutamente dipeso da noi, e Vi invitiamo nuovamente e caldamente a partecipare numerosi ad una serata che crediamo MOLTO IMPORTANTE.

Abbiamo aggiornato la locandina allegata e di seguito vi inviamo il percorso per raggiungere la nuova sede:

SALA DELLE ASSOCIAZIONI, BORGO MEDIEVALE, GRUARO (una volta arrivati alla Banca San Biagio del Veneto Orientale, seguite le indicazioni sul posto).

Grazie a tutti per l’attenzione, vi invitiamo come sempre a segnalare l’evento.

________________________________________________________________________

Buongiorno a tutti!

Data l’importanza del tema e prossimità temporale, abbiamo pensato di organizzare insieme all’associazione “Un Parco Per Boldara” una serata informativa sui referendum abrogativi del 12 e 13 giugno 2011, invitando nuovamente a Gruaro il nostro amico ecologista Michele Boato, direttore della rivista “Gaia” e presidente dell’Ecoistituto del Veneto “Alex Langer”.

L’incontro con Michele si terrà venerdì 3 giugno 2011 alle ore 20.45, presso la Villa Ronzani di Giai di Gruaro.

Alleghiamo la locandina dell’evento e Vi invitiamo a segnalare la serata.

  Verso i referendum, incontro con Michele Boato (770,2 KiB, 15 download)
Non hai il permesso di scaricare il file.

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Recenti sviluppi demografici ed economici nel Veneto Orientale

Nel primo decennio di questo millennio, il territorio del Veneto Orientale ha conosciuto una nuova fase di espansione significativa della popolazione. I Comuni che sono stati interessati dalla dinamica più intensa di crescita demografica sono Ceggia, Pramaggiore, Noventa di  Piave, Annone Veneto, San Donà di Piave. Hanno un tratto evidente che li accomuna: si tratta sempre di Comuni posti nella parte nord dell’area, al confine con le aree industrializzate del trevigiano e del pordenonese. Il litorale, con i Comuni di San Michele, Caorle, Eraclea e Iesolo, non ha evidenziato una dinamica differenziata o trainante. I luoghi del turismo non hanno espresso una capacità attrattiva, per gli insediamenti stabili, più accentuata rispetto alla media dell’area.

Tab. 1 – Popolazione residente a fine anno nei comuni del Veneto Orientale:
TOTALE RESIDENTI DI CUI STRANIERI
1981 1991 2001 2009 2001 2009
Annone Veneto 3.309 3.237 3.490 3.961 139 578
Caorle 11.485 11.129 11.342 12.016 350 972
Cinto Caomaggiore 3.129 3.130 3.168 3.299 55 255
Concordia Sagittaria 10.373 10.550 10.492 10.684 106 443
Fossalta di Portogruaro 5.649 5.691 5.843 6.051 45 309
Gruaro 2.762 2.698 2.690 2.823 36 148
Portogruaro 24.412 24.733 24.571 25.406 318 1.728
Pramaggiore 3.298 3.473 3.985 4.710 121 718
San Michele al Tagliamento 11.956 11.887 11.441 12.040 249 897
Santo Stino di Livenza 11.165 11.464 11.763 13.027 186 1.294
Teglio Veneto 2.040 1.962 1.979 2.297 13 121
Tot. Portogruarese 89.578 89.954 90.764 96.314 1.618 7.463
Ceggia 5.086 5.011 5.096 6.201 127 669
Eraclea 11.462 11.838 12.460 12.844 230 885
Fossalta di Piave 3.746 3.820 4.022 4.247 105 416
Jesolo 22.018 22.146 22.698 25.232 710 2.615
Meolo 5.115 5.262 6.054 6.476 125 655
Musile di Piave 9.494 9.732 10.249 11.504 188 1.308
Noventa di Piave 5.349 5.728 5.952 6.721 192 805
San Donà di Piave 32.009 33.406 35.417 41.247 741 4.349
Torre di Mosto 3.735 3.780 4.302 4.743 76 325
Tot. Sandonatese 98.014 100.723 106.250 119.215 2.494 12.027
Provincia di Venezia 838.199 819.607 809.586 858.915 13.888 69.976
Veneto 4.343.283 4.379.932 4.527.694 4.912.438 141.160 480.616
Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat-www.demo.istat.it

Negli ultimi 10 anni la popolazione del territorio è cresciuta di circa 5.000 abitanti nel Portogruarese e di circa 13.000 nel Sandonatese. E’ particolarmente interessante analizzare la quota di tale crescita attribuibile agli stranieri. Risulta evidente che molti Comuni, senza l’apporto degli stranieri, sarebbero diminuiti nel numero di abitanti. E in ogni caso la quota preponderante della crescita della popolazione è determinata dagli stranieri: uniche eccezioni sono Ceggia e Teglio Veneto, con una crescita della componente italiana superiore al 50% del totale.
Questo trend di incremento degli stranieri è del tutto analogo a quanto accaduto nel contesto regionale più ampio: la forte crescita demografica è stata ovunque determinata dalle immigrazioni dall’estero, non dalla ripresa della fecondità né da consistenti fenomeni di attrazione da altre aree regionali o nazionali. Anche la precedente fase di forte crescita demografica, quella degli anni ’30 attivata dall’antropizzazione delle aree bonificate, era stata guidata dalle immigrazioni ma in quel caso si trattava soprattutto di lavoratori vicentini o padovani.

Queste tendenze demografiche espansive si scontrano ora con l’impatto della  crisi economica attivata nel 2007, esplosa nel 2008 e tuttora in corso, con prospettive di superamento non certo a breve. La fase di crisi sta avendo anche l’effetto di “raffreddare”, almeno in parte, la dinamica di crescita della popolazione. I vantaggi localizzativi e le opportunità residenziali possono ancora essere attraenti ma si sono rarefatte le possibilità occupazionali.
Il nostro territorio, non avendo un grande tessuto produttivo industriale (anche se ha subito comunque alcune chiusure aziendali importanti: Zignago in primis) è stato raggiunto dall’onda delle difficoltà economiche a trovare sbocchi per le merci prodotte in maniera indiretta e ritardata. Ma comunque i segni delle difficoltà sono ben visibili: secondo i dati dell’Osservatorio regionale sul mercato del lavoro, nel 2009 e 2010 si sono registrate mediamente circa 3.000 assunzioni in meno rispetto al 2007. Infatti da oltre 24.000 si è scesi a circa 21.000. In particolare si sono ridotte le assunzioni nell’industria (da 3.400 a 1.500) e nelle costruzioni (da 1.500 a 900). Più in generale si sono ridotte le assunzioni “importanti” da parte delle imprese e delle istituzioni pubbliche, quelle a tempo indeterminato e quindi con le maggiori potenzialità di durata e di stabilizzazione: da circa 3.700 nel 2007 a 1.500 nel 2010.
Rimane certo ancora consistente (per fortuna) lo sbocco assicurato dal lavoro stagionale nel turismo: anche nel 2009 e nel 2010 le assunzioni a tempo determinato e con contratti di somministrazione sono state più di 16.000, concentrate soprattutto nei comparti dei servizi collegati all’ospitalità (ricezione, ristorazione etc.). Ma è evidente che ciò non è sufficiente a porre su basi solide le prospettive future del territorio.
Infatti non c’è dubbio che le “vocazioni” del Veneto Orientale restano “vocazioni difficili” da sviluppare, e tanto più lo sono in un contesto economico generale contrassegnato dall’incertezza su scala globale e dalle difficoltà di finanza pubblica su scala nazionale. La pressione esterna, la ricollocazione geopolitica – con gli impatti che ne discendono in termini di attraversamenti Est-Ovest – nonché le politiche in atto nel settore dei trasporti spingono ad un’assimilazione crescente della nostra area con  le forme insediative della “città diffusa” ad intensificata antropizzazione.

Può tutto questo essere declinato in modo virtuoso, con una differenziazione delle funzioni territoriali in grado di salvaguardare le specificità locali pur riconoscendone le potenzialità di sviluppo (in primis l’ambiente che ha regalato al Veneto Orientale l’opportunità di avere 2,5 ml. di turisti all’anno con 16 ml. di presenze, vale a dire qualcosa attorno al 30% delle presenze totali registrate in Veneto)? E’ la strada auspicabile ma non certamente la più facile né la più ovvia.

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Tab. 1 – Popolazione residente a fine anno nei comuni del Veneto Orientale:

TOTALE RESIDENTI

DI CUI STRANIERI

1981

1991

2001

2009

2001

2009

Annone Veneto

3.309

3.237

3.490

3.961

139

578

Caorle

11.485

11.129

11.342

12.016

350

972

Cinto Caomaggiore

3.129

3.130

3.168

3.299

55

255

Concordia Sagittaria

10.373

10.550

10.492

10.684

106

443

Fossalta di Portogruaro

5.649

5.691

5.843

6.051

45

309

Gruaro

2.762

2.698

2.690

2.823

36

148

Portogruaro

24.412

24.733

24.571

25.406

318

1.728

Pramaggiore

3.298

3.473

3.985

4.710

121

718

San Michele al Tagliamento

11.956

11.887

11.441

12.040

249

897

Santo Stino di Livenza

11.165

11.464

11.763

13.027

186

1.294

Teglio Veneto

2.040

1.962

1.979

2.297

13

121

Tot. Portogruarese

89.578

89.954

90.764

96.314

1.618

7.463

Ceggia

5.086

5.011

5.096

6.201

127

669

Eraclea

11.462

11.838

12.460

12.844

230

885

Fossalta di Piave

3.746

3.820

4.022

4.247

105

416

Jesolo

22.018

22.146

22.698

25.232

710

2.615

Meolo

5.115

5.262

6.054

6.476

125

655

Musile di Piave

9.494

9.732

10.249

11.504

188

1.308

Noventa di Piave

5.349

5.728

5.952

6.721

192

805

San Donà di Piave

32.009

33.406

35.417

41.247

741

4.349

Torre di Mosto

3.735

3.780

4.302

4.743

76

325

Tot. Sandonatese

98.014

100.723

106.250

119.215

2.494

12.027

Provincia di Venezia

838.199

819.607

809.586

858.915

13.888

69.976

Veneto

4.343.283

4.379.932

4.527.694

4.912.438

141.160

480.616

Fonte: elab. Veneto Lavoro su dati Istat-www.demo.istat.it

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Neurox: 30 anni e non sentirli

Nel 1981 un gruppo di amici con un’insana passione per la musica suonata, forma quello che sarà per i sette anni successivi la loro più grande occupazione: i Neurox.
Claudio Barro, fondatore ed anima storica della band (che ha visto in formazione Raffaella Ruggero, voce; lo stesso Barro al basso; il fratello Marco Barro, chitarra; Gianmarco Orsini, synth/tastiere; Maurizio “Lulu” Tolasi, dall’81 all’85, batteria; Daniele Sclip, dall’85 all’87, batteria), in una lunga chiacchierata casalinga mi racconta cosa è stata l’esperienza di militare in un gruppo nella prima metà degli anni ’80, un misto di dedizione pura, ingenuità ed intransigenza. Una conversazione che è stata un’occasione per fare il punto della situazione sullo stato attuale del panorama musicale portogruarese e non solo. Perchè i Neurox, dopo una pausa di quasi vent’anni si sono ristretti in formazione, con la loro solita attitudine sperimentale, a scanso di ogni sentimento di revival.

Ma andiamo con ordine.
Durante la sua prima vita, che possiamo racchiudere negli anni compresi tra l’81 e l’88, il gruppo  si può paragonare ad clan esclusivo, che pretendeva assoluta dedizione e fedeltà ai suoi membri: una filosofia che si è tradotta in una continua evoluzione musicale, in un percorso che lo ha visto partire da un’impronta punk di matrice bolognese, fino a perfezionarsi in un solido rock elettronico, affine a quell’ondata new wave che stava esplodendo in Europa. L’autofinanziamento nell”84 del 45 giri A Raving Night / Romantic allo studio Celesta, quello che è stato l’unico studio di registrazione di Portogruaro, è stata la tappa naturale di un gruppo di musicisti che avevano passato i tre anni precedenti a sperimentare e ad affinare il proprio suono nel loro garage-sala prove e in molte feste dell’Unità. Un passo che ha permesso loro, musicalmente maturi, di ritagliarsi uno spazio nel panorama rock nostrano, e di essere trasmessi con costanza nella rete delle radio private, complice l’incontro con Aldo Tagliapietra, storico fondatore delle Orme, che li nota e che per un periodo li accoglie sotto l’ala del suo management.

In un accumularsi di esperienze che li ha portati a dividere il palco con band che segneranno in maniera profonda la storia del rock in Italia, come i CCCP, i Litfiba, i Denovo, o i Gaznevada, e a venir recensiti su riviste di tiratura nazionale. Ma neppure il terzo posto nell’87 ad uno storico Rock Targato Italia, poi vinto dai Timoria, ha scalfito la loro attitudine naïf verso quel mondo, non preoccupandosi neppure di ritirare il premio, ma ripartendo subito per la delusione del piazzamento. “Eravamo dei provinciali senza alcun tipo di guida – confida sorridendo Claudio – l’unica cosa che ci interessava era suonare, non ci siamo resi conto di nulla, per noi era tutto normale: facciamo musica nostra, la facciamo bene, quindi è giusto che partecipiamo a certe manifestazioni. Non abbiamo fatto mai niente per promuoverci, pensavamo che bastasse suonare. Ovviamente non avevamo capito un cazzo di management.”