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Visita guidata alla mostra di Melozzo da Forlì

Come già pubblicato sulla nostra pagina facebook, ricordo a tutti i potenziali interessati che stiamo organizzando per domenica 8 maggio 2011 una visita guidata alla mostra di Melozzo da Forlì.

Ci sono ancora posti disponibili ed il prezzo è veramente contenuto (comprende autobus e guida alla mostra, partenza ore 7:00 da Piazza San Giusto a Gruaro; pranzo autonomo).

Per ulteriori informazioni o per aderire, potete commentare di seguito, contattarciaderire su facebook o telefonare a Luisella al 368 3599006.

Il sito della mostra: http://www.mostramelozzo.it/

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Giornale numero 13 !

N.B. aggiornamento del 19/04/2011: eliminato dal file pdf del giornale due piccoli refusi sulla rubrica “Leggiamo insieme!”

Ce l’abbiamo fatta!

E’ uscito il nuovo numero del nostro giornale, con il quale raccogliamo in forma cartacea gli interventi dei nostri redattori e collaboratori.

In questo numero:

Se siete registrati potete già scaricarlo dall’apposita pagina.

Altrimenti, pazientate e pubblicheremo tutto sul sito.

Come sempre sono graditi commenti, responsi ed eventuali offerte di collaborazione…

Riporto inoltre nuovamente quanto già postato sulla bacheca della nostra pagina facebook:

La Ruota cerca foto!

Cerchiamo foto!
Ebbene sì, se siete in possesso di fotografie che riguardano le nostre attività, oppure se conoscete qualcuno che ha fatto delle fotografie durante le nostre iniziative, contattateci od iscrivetevi al nostro forum www.forum.laruotagruaro.it e fateci sapere! Grazie a tutti!

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Appunti di viaggio: Birmania, incontro con Massimo Casagrande e Lucia Crovato

Salve a tuttti!

Siete invitati alla seconda serata della serie “Appunti / immagini di viaggio”, che tratterà dell’impenetrabile Birmania, grazie ai nostri amici camperisti Massimo Casagrande e Lucia Crovato, che verranno a presentare il loro filmato / reportage da uno dei paesi più reconditi dell’area indocinese.

L’incontro / proiezione si terrà venerdì 29 aprile 2011 alle ore 20.45 presso la Villa Ronzani di Giai di Gruaro.

Allego la locandina dell’evento ed invito tutti a segnalare la serata.

  Appunti di viaggio 'Birmania' (384,5 KiB, 1 download)
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Mostra Febbo vs mABA il 09-10 aprile 2011 a Portogruaro

RIZOO Group in collaborazione con Officine Duende

è lieta di invitare la S.V.

all’inaugurazione del secondo evento artistico Pop up
con la mostra

“Scarti impersonali”

di Pierpaolo Febbo vs mABA

L’inaugurazione si terrà sabato 09 aprile 2011 alle ore 11:00

presso il Centro RUA in Via Filzi n°5 (laterale di Viale Venezia) a Portogruaro (Ve)

con letture e musiche a cura di Officine Duende e
alle ore 18:30 musica per le piante verdi live-set

La mostra sarà visitabile:

sabato 09 aprile dalle 11.00 alle 19.00 e
domenica 10 aprile dalle 10.00 alle 19.00

Info:
http://www.rizoo.it/
http://www.flickr.com/photos/la_battaglia_degli_alberi/
http://centrorua.blogspot.com/

RIZOO è un’associazione culturale, formata da professionisti in diversi settori, dall’architettura, all’arte, alla comunicazione, che ha l’intento di ridiscutere l’attuale panorama artistico – culturale. L’associazione si propone di affrontare questo obiettivo con un approccio multidisciplinare, capace di coinvolgere contemporaneamente diversi punti di vista in un’unica fruizione.

PIERPAOLO FEBBO nasce a Portogruaro il 17 marzo 1981. Si diplomo all’Accademia di Belle Arti di Venezia nel 2008. Dallo stesso anno insegna disegno e storia dell’arte. Vive e lavora a Fossalta di Portogruaro (Ve).

mABA è un artista “primitivista” (a.k.a. MDA) e musicista minimale (a.k.a. Len), Maba sta sviluppando su binari paralleli un progetto artistico di grande impatto. Pitture e sculture che sembrano, quando non sono, dei rituali. Spesso in luoghi abbandonati dall’uomo di cui la natura si sta di nuovo impossessando, anche se non manca di farsi notare nell’ambiente dell’arte contemporanea (Illegal Word Art Genova 2007; Junkbuilding Triennale Bovisa, Milano 2008; Sopra il Sotto, Manhole Art Milano 2009; hEART(H) Palazzolo dello Stella 2009; Sweet Sheets III Palermo 2010).

  Locandina mostra Pierpaolo Febbo vs mABA (204,0 KiB, 0 download)
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  Cartolina mostra di Pierpaolo Febbo vs mABA, 9-10 aprile 2011, Portogruaro (57,9 KiB, 0 download)
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  Cartolina mostra di Pierpaolo Febbo vs mABA, 9-10 aprile 2011, Portogruaro (94,3 KiB, 0 download)
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“Il gioiellino” di Andrea Molaioli

14 miliardi di euro di debiti, 100mila risparmiatori truffati.
Basterebbero queste crude cifre a spiegare la necessità di un film sul crac Parmalat (il più grande mai avvenuto in Europa).

Un film di denuncia, secondo una tradizione di cinema civile come tanti maestri del passato (penso a Rosi, Petri, Montaldo…), non un film d’inchiesta, ma che risponde al fondamentale bisogno di documentazione storica dei nostri tempi, ed in particolare di cosa abbia rappresentato, in certi frangenti, il capitalismo nostrano.

In questo senso, il regista Andrea Molaioli, alla sua seconda opera dopo il già apprezzato “La ragazza del lago”, non si fa scrupoli ad affrontare un tema così caldo ed attuale(1) come quello del crac finanziario del gruppo di Collecchio, fondato e capitanato dal ragionier (ed ex-cavaliere del lavoro, ed ex-laureato honoris causa) Calisto Tanzi e dal suo fidato braccio destro Fausto Tonna, direttore finanziario.

Ovviamente tutti i nomi sono fittizi e puntualmente cambiati rispetto agli originali (tutela doverosa, essendo la vicenda giudiziaria ancora aperta e l’azienda in corso di risanamento(2)), da quello dell’azienda “LEDA”, a quello del proprietario Amanzio Rastelli (Calisto Tanzi) e del ragionier Ernesto Botta (Fausto Tonna), ma i riferimenti sono chiari e precisi.

Tralasciando in questa sede tutta la cronistoria e vicenda del caso finanziario di Parmalat, ciò che mi interessa mettere in luce è la riuscita o meno di un lavoro che sin dalle sue premesse, e per la delicatezza del tema, si presta anche ad una critica politica, oltre che artistica.

Distinguerei dunque da subito i due ambiti.

Il primo è quello prettamente cinematografico.

Il film da questo punto di vista funziona alla perfezione, perchè da quasi tutti i punti di vista è curatissimo: ben girato, ben fotografato, ottimamente montato.
Le musiche in particolare colpiscono e si sposano perfettamente allo sviluppo della vicenda: nella loro fantastica eterogeneità accarezzano i momenti più tragici ed esaltano quelli di maggior pathos. Veramente lodevole il lavoro del pordenonese Teho Teardo.

Gli interpreti sono tutti di altissimo spessore: Toni Servillo (nei panni del contabile Botta) non ha bisogno nè di presentazioni nè di gratificazioni critiche, la sua popolarità è al massimo ed è meritata. Credo che al momento sia l’attore italiano maggiormente preparato, anche se lo attendo in ruoli un po’ più “fisici”, per esprimermi definitivamente.
Remo Girone (nei panni del presidente Rastelli) tiene testa più che degnamente a Servillo, e rende gratificante notare il misto di megalomania e modestia che riesce a tratteggiare nel proprietario dell’azienda (sua è la grottesca definizione “LEDA è un gioiellino”, che da il titolo al film).
Sarah Felberbaum, che interpreta Laura Aliprandi (e cioè Paola Visconti, nipote del proprietario e con la quale Botta-Servillo instaura una desolante relazione sessuale) è un forse po’ troppo bella per il ruolo, e quella sua aria un po’ civettuola e saccente induce eccessivamente alla clemenza con il personaggio che interpreta.

La sceneggiatura è precisa e puntuale, i riferimenti alla storia reale si colgono, ma si possono anche non cogliere, le parti romanzate servono solamente a rendere più scorrevole la trama e dopo un po’ di tempo si può smettere di cercare nella vita reale i personaggi che via via scorrono o si citano sullo schermo (De Mita, Geronzi, Berlusconi, Ciarrapico, etc…). Se una critica si può muovere, è la spiegazione un po’ troppo sbrigativa degli strumenti finanziari utilizzati per nascondere o rinviare i debiti che via via si moltiplicavano nell’azienda, dando allo spettatore non preparato un senso di smarrimento, sia per la velocità dell’indebitamento stesso, che per l’apparente semplicità nell’offrire soluzioni da parte del ragionier Botta.
In questo senso l’unico dialogo veramente chiaro è quello riportato dal sottotitolo del film: “se i soldi non ci sono, inventiamoceli”, formula che spiega semplicemente a cosa possa condurre il reato di falso in bilancio (praticamente depenalizzato da Berlusconi).

Infine, ma non da ultimo, la scelta di raccontare la crisi di Parmalat dall’interno, permette al regista di coinvolgere maggiormente lo spettatore nelle biografie di questi personaggi da operetta, provinciali e limitati, ma a loro modo geniali nelle truffaldinerie contabili che utilizzano.

(segue)

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Guerra alla Libia!

Scusate l’espressione colorita: ma CHE SCHIFO!!

Ci mancava solamente l’ennesima guerra, una guerra condotta alle nostre spalle, contro l’art.11 della Costituzione, sulla base di una genericissima e discutibilissima risoluzione dell’ONU, e per motivazioni che nemmeno si sono premuniti di spiegarci.

Possibile che noi occidentali dobbiamo fare sempre di queste figure? Possibile che ci si debba sempre nascondere dietro l’ipocrisia della “salvaguardia dei diritti umani” per difendere i nostri sudici interessi economici? (perchè non in Yemen, sempre in questi giorni preda di rivolte e repressioni?)

Di tutto può avere bisogno “il risorgimento arabo” come lo chiama il nostro Presidente della Repubblica (non a caso favorevole anche all’invasione di Ungheria del ’56) meno che di bombardamenti indiscriminati che poi sappiamo benissimo preludere all’inevitabile intervento di terra. O forse speriamo ancora che qualcuno dei suoi faccia fuori Gheddafi? O forse pensiamo che la guerra sarà rapida e breve? Qualcuno crede ancora a questa propaganda?

Anche ad essere cinici è evidente che l’Italia non ha alcun interesse in questa decisione: se vincono i ribelli saremmo additati (e giustamente) come gli amici di Gheddafi, se vince il dittatore saremmo comunque traditori (e giustamente), visti gli affari e beati trascorsi insieme.

E già non dubito che il nostro megalomane ministro della Difesa (rin)corra appresso agli interessi politico-petroliferi franco-anglo-statunitensi, inviando anche nostri  uomini e mezzi, senza rinnegare peraltro nè il baciamano di Arcoreil trattato di finta amicizia del 2008.

E non ho altrettanto dubbi che la “presunta opposizione” concorrerà responsabilmente a sostenere il governo, in una sorta di chiamata a correo.

Che pena questa povera italietta…, anche questa volta mi tocca stare con la Germania.

Altri collegamenti:

L’intervista a Gino Strada su Il Fatto Quotidiano

Un’analisi di Giuseppe Genna su Carmilla on line

Un’analisi di Fabio Marcelli su Il Fatto Quotidiano

La petizione contro la guerra in Libia

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Incontro NO-TAV Venezia Trieste, giovedì 24 marzo 2011

Salve a tutti!

Dopo l’articolo di Michele Zanetti, riteniamo opportuna una serata informativa sulla nuova ferrovia ad alta velocità (T.A.V.) in via di progettazione e sviluppo, che interesserà anche la tratta Venezia Trieste e quindi la zona del portogruarese.

Nonostante la fondata sfiducia nelle istituzioni e nella politica, crediamo infatti sia importante far sentire il più possibile la propria opposizione a tale scelleratezza.

Proponiamo pertanto un incontro con il comitato NO TAV Venezia Trieste nel quale sarà possibile firmare la petizione all’Unione Europea contro la nuova T.A.V. (si può firmare anche online, andando in questa pagina).

E’ l’unica possibilità che abbiamo di dire la nostra su questo progetto.

Vi attendiamo numerosi giovedì 24 marzo 2011, presso la Villa Ronzani di Giai di Gruaro.

  Incontro NO-TAV Venezia Trieste (277,9 KiB, 0 download)
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Emma Marrone ad Annozero

Ebbene sì. Ammetto la mia ignoranza. Prima di ieri sera ed Annozero, non ero consapevole dell’esistenza (e fama) di una giovane cantautrice rispondente all’appellativo di Emma Marrone.

La puntata di ieri sera della trasmissione di Michele Santoro parte infatti spumeggiante, con una ballata dedicata a Sacco e Vanzetti, da ella cantata.

Sono entusiasta, e non solo per le nostalgiche attrazioni bakuniane di gioventù, “Wow, una giovine anarchica all’interno dello showbiz!”, mi sono detto. Visto poi lo scarso seguito che da sempre le “eretiche” idee anarcoidi hanno avuto nella storia e vista la rappresentazione che oggi se ne fa (anarchico = black bloc), ho ammirato dentro me la scelta di ospitare una rappresentante di un mondo così distante da quello “consuetudinario”.

Purtroppo i primi dubbi di aver frainteso qualcosa li ho avuti poco dopo, quando, a precisa domanda di Giulia Innocenzi se fosse anarchica, la signorina ha risposto: “l’unica cosa in cui credo da qualche tempo è Dio, che è l’unica cosa certa”… e lì qualche sospetto m’è venuto.

Però ero ancora emozionato dalla rievocata (almeno da me) vicenda di Sacco e Vanzetti, quindi ho concluso che se dopotutto adesso ci si può definire “comunisti e cattolici” (Vendola dixit), magari si potrà pure dirsi “anarchici e credenti”. Massì, mi sono detto: ci sono tanti preti “anarchici”, pensa a Don Gallo, Padre Zanotelli, Don Ciotti, insomma l’importante è ciò che fai, non ciò che senti.

Inoltre mi piaceva, quel suo parlare terra terra, da “donna del popolo”, di una che non ha potuto studiare molto… (si scusava continuamente della sua scarsa proprietà lessicale) ed ero proprio incuriosito dal sentire cosa avesse da dire.

Poi ho letto che è diplomata al liceo classico, ed un po’ mi son sentito imbarazzato, perchè evidentemente la scuola non trasmette granchè; poi ahimè ho ascoltato cosa avesse da dire, e mi son sentito ancor più imbarazzato, per le seguenti ragioni.

Partendo da un'”arguta” osservazione sui giovani libici, a suo dire arrabbiati perchè cresciuti in famiglie sfinite dal clima di oppressione e dittatura, la signorina Marrone ha analizzato la situazione dei giovani italiani, i quali, sempre a suo dire, sarebbero cresciuti in famiglie dove la sterile e continua contrapposizione tra “destra” e “sinistra” ha impedito loro di ragionare, di parlarsi e di combattere uniti “per un futuro migliore” (diciamo così…).
Tralasciando i classici stereotipi sul vestiario di destra e sinistra, o le poco felici battute: “Alla fine siamo disoccupati di destra e disoccupati di sinistra, ma sempre disoccupati siamo”:  la cantautrice suggerisce che “noi” giovani dobbiamo unirci sopra qualsiasi differenza od opinione politico-ideologica (già trovarne, di giovani con idee politiche definite…).

Spietato, Santoro le ha ripetutamente chiesto: “ma uniti per fare che? Per ottenere cosa?”… e la risposta è stata: “la libertà di dire una cosa senza essere etichettati”… cioè il problema dei giovani sarebbe quello di essere definiti via via “fascisti” o “comunisti”…

Conclude infine il proprio intervento con un’altra geniale proposta: “facciamo un partito unico e cerchiamo di salvare l’Italia”. Cioè una bella dittatura e via!

Scusate, ma veramente: che pena… potrei capire se fosse una ragazzina, ma da quel che leggo è donna fatta e matura.

Quando sento discorsi come questo mi viene sempre in mente Nanni Moretti in Ecce Bombo: “te lo meriti Alberto Sordi, te lo meriti!”.

L’intervento di Emma Marrone ad Annozero, 3 marzo 2011

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Melozzo da Forlì. Il maestro dell’arte del sotto in su

Si è aperta il 29 gennaio a Forli, ai Musei domenicani, una mostra, che si protrarrà fino al 12 giugno 2011, dedicata a Melozzo da Forlì, che ritengo valga la pena essere visitata, per la sua ricchezza ed articolazione.
Con questa esposizione la città intende celebrare il suo artista più famoso, raccogliendo, per la prima volta, gran parte delle sue opere mobili.

Già in passato egli è stato oggetto di importanti manifestazioni, ma non era mai stata fatta una riflessione sul ruolo centrale da lui svolto nella vicenda del Rinascimento italiano, e questo è certamente uno dei principali obiettivi che si prefigge questa mostra; ma andiamo con ordine e chiediamoci  chi fosse questo pittore: Melozzo di Guliano degli Ambrosi, detto Melozzo da Forlì (Forlì, 1438-1494) è stato il massimo esponente della scuola forlivese di pittura nel XV secolo. Fu inoltre architetto.

Egli si era ben presto allontanato dalla sua città natale per approdare ai centri più vitali del Rinascimento, nei quali attingere ispirazione, quali Padova, Urbino, Roma, dove sarebbe diventato l’artista di punta negli anni del pontificati di Pio II e di Sisto IV, fino a meritarsi il titolo di Pictor papalis.
La conoscenza di Mantegna e soprattutto di Piero della Francesca lo aveva portato  ad aderire alle nuove certezze della prospettiva matematica, salvo poi intraprendere, a partire dall’affresco nell’abside della chiesa dei Santi Apostoli a Roma, una personale ricerca sulla bellezza  della figura umana. Unì l’uso illusionistico della prospettiva, tipico di Andrea Mantegna, a figure monumentali, rese con colori limpidi, vicine ai modi di Piero della Francesca, umanizzandone l’astrazione, e alla bellezza ideale di Raffaello, cercando una lingua comune tra le scuole artistiche italiane. Fu anche un innovatore: fu infatti il primo ad usare lo scorcio dal basso, “l’arte del sotto in su”, la più difficile. Osservando le sue opere ci si rende conto come Melozzo sia un pittore che riesce a racchiudere in esse una molteplicità di aspetti: sono piene di colore e di figure dal volto roseo, quasi etereo, e dallo sguardo molto espressivo,(c’è insomma una grande attenzione all’aspetto umano dei soggetti rappresentati); ma è curato anche l’aspetto architettonico, la prospettiva è infatti precisa e rigorosa. La luce poi è chiara, le ombre schiarite e i volumi delle architetture solenni. Si deve notare anche la bellezza delle decorazioni e dei panneggi delle vesti.

Tornando alla mostra, per far comprendere meglio il contesto in cui si è sviluppata l’attività di questo artista, essa colloca, accanto alle opere di Melozzo, alcuni capolavori degli artisti con cui il nostro venne a contatto nel corso della sua formazione, da Andrea Mantegna a Piero della Francesca, a Bramante.
Viene poi presentata ed analizzata la  sua  attività a Roma, dapprima ai Santi Apostoli, e poi nella Biblioteca Vaticana, mettendola a confronto diretto con le opere degli artisti che conobbe nella città dei papi, come ad es. il Beato Angelico, da cui prende la luce tersa.

A Roma Melozzo si trovò impegnato nella riproduzione di immagini sacre, il cui studio si riflette nel Salvatore della Galleria nazionale di Urbino e nel San Marco dell’omonima chiesa romana.
Nello stesso tempo, forte dell’appoggio della famiglia Riario, seppe dar voce alle ambizioni culturali della corte pontificia, che richiamava in quegli anni artisti da tutta Italia, tra i quali Domenico Ghirlandaio, Pietro Perugino, Alessandro Botticelli, di cui sono presentate in mostra importanti testimonianze. Viene così sicuramente documentato, anche attraverso arredi, paramenti liturgici e codici miniati, il lusso dell’arte papale.

Il sito della mostra: http://www.mostramelozzo.it/

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Donne né perbene né permale

Nel disperato tentativo di far sembrare la manifestazione di domenica 13 febbraio una piccola cosa, sono scesi in campo le cortigiane di Silvio e i sostenitori dell’Arcore style, quelli che sostengono che ogni donna è seduta sulla sua fortuna.
Li sentiamo, li leggiamo su tutti i media sostenere che le donne scese in piazza sono femministe, comuniste, radical chic, moraliste, bigotte….

Ma di cosa e di chi parlano?

Utilizzano etichette che rispondono ad un linguaggio pubblicitario, per semplificare e banalizzare concetti storici complessi riducendoli a slogan.

Scorciatoie linguistiche, probabilmente suggerite da uno staff che tenta in tutti i modi di alzare una cortina fumogena attorno al proprio leader ormai in mutande. Scorciatoie per chi non vuole o non riesce ad entrare nel merito di ragionamenti.
E’ questo il circo mediatico messo in atto da una corte preoccupata, non tanto dalla caduta del loro protettore, quanto dal doversi risvegliare in una vita normale, cittadini senza più privilegi.

Domenica 13 febbraio alla manifestazione “Se non ora quando?” un cartello che girava tra la folla mi ha fatto riflettere, diceva: “BASTAVA NON VOTARLO”.

Ricordate il malloppone patinato che è arrivato nelle case con foto e descrizione spettacolarizzata della vita del futuro leader, ecco probabilmente molti si sono fatti ammaliare da tanta luminosità, da un pifferaio che distogliendo l’attenzione dai problemi veri ha condotto un popolo al ridicolo planetario.
Bastava non votarlo, certo facile a dirsi oggi, ma in molti hanno creduto a promesse di sviluppo e benessere perché il linguaggio usato, entrato nel pensiero comune grazie alle sue televisioni e ai suoi settimanali, ha addomesticato le menti e pur coscienti che quella non era la vita reale, ha donato momenti di spensierata leggerezza.

Ma il suo smisurato ego l’ha tratto in inganno e ora il re è nudo.

Gli si vede il pisello, il suo sedere flaccido, la sua ridicola tinta ai finti capelli e l’abbondante cerone fanno di lui un povero uomo e nulla di più.
Lasciamolo nella sua triste vecchiaia, ignoriamolo, rispondiamo con il silenzio a chi ancora cerca di difendere lui e la sua politica, un silenzio che urla disprezzo.
Non perdiamo altro tempo, parliamo invece con i nostri giovani, i nostri figli, con i nostri colleghi, riportiamo la società in un mondo civile dove il lavoro è si fatica, ma anche soddisfazione, dove il rispetto per l’uomo bianco, nero, maschio o femmina che sia, è un valore imprescindibile in una società civile. Lavoriamo  per far emergere i talenti che ognuno di noi ha, facciamo politica ma di quella vera, di quella che serve a farci dire, prima di addormentarci, nel mio piccolo ho contribuito a costruire un futuro in cui legalità, opportunità, equità e giustizia sono alla portata di tutti.

Sì ho partecipato alla manifestazione “Se non ora quando”.
Perché ho goduto i frutti delle lotte del secolo scorso, ma so bene che i diritti non sono dati per sempre, vanno difesi: con la cultura e con la consapevolezza.
Ero a Venezia a difendere le idee in cui credo. Perché non c’è niente di peggio che tacere il proprio pensiero per paura di venire giudicate.

Francesca Battiston
Capogruppo “Cittadini di Gruaro”

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