Ci siamo quasi.
Dal 1° gennaio ed entro il 30 giugno 2007 ogni lavoratore dipendente dovrà decidere cosa fare dei versamenti a venire del proprio T.F.R. (Trattamento di Fine Rapporto, la vecchia liquidazione insomma) e, dettagliatamente, se continuare con il sistema vecchio (mantenere il tfr in azienda e percepirlo all’atto di cessazione del rapporto di lavoro) oppure se rinunciarvi per aderire ad uno di quei meccanismi di gestione del denaro chiamati “fondo pensione”, per mezzo dei quali poter integrare la propria pensione con una quota di denaro a parte.
Nel marasma di informazioni -più o meno ufficiali e più o meno pubblicitarie- che si trovano in merito a questo lucrosissimo (parliamo di 14 miliardi di euro all’anno di versamenti TFR) argomento e, parlando non da esperto del settore, ma da cittadino comune e lavoratore direttamente coinvolto, m’interessa in questa sede, fare un po’ di chiarezza riguardo alle varie voci che si sentono o quantomeno fare un po’ di luce sui punti più scottanti, demandando l’approfondimento delle problematiche macroscopiche o delle situazioni specifiche ad altre sedi e modi.
In Rete (internet) le informazioni sono moltissime, ma tra le fonti che mi son parse più serie ed accreditate cito le seguenti:
http://www.tfr.gov.it/tfr/homeTFR.htm –> il sito istituzionale della Riforma previdenziale complementare.
http://www.beppescienza.it –> sito del prof. Beppe Scienza, autore de “Il risparmio tradito”, professore di matematica all’università di Torino.
http://www.asterisk.it –> Associazione Tutela Risparmiatori e Consumatori di Bolzano.
Innanzitutto delineiamo il quadro:
- La riforma della previdenza complementare nasce dall’esigenza da parte delle istituzioni di rispondere all’inevitabile decrescimento del valore della quota pensionistica della previdenza obbligatoria (INPS), effetto scaturito dalla riforma Dini del 1995 (il famoso passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo), o almeno questo è il motivo ufficiale.
- E’ importante ricordare a questo proposito che l’INPS sta pagando le pensioni con i contributi dei lavoratori attualmente attivi e che per i pensionati di domani (quelli che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995) la pensione garantita s’aggirerà all’incirca intorno al 40% dell’ultimo stipendio, quota ritenuta certamente poco dignitosa.
- Ai fini di cui sopra, s’è pensato di “chiedere” ai lavoratori di rinunciare al proprio TFR (ex-liquidazione) hic et nunc, per aderire a dei fondi (cioè “sistemi di gestione finanziaria del denaro”, cioè “il mercato”, cioè “la borsa”) con i quali gestire tali versamenti e con il ricavato (?) di tale gestione andare così ad integrare la propria pensione garantita di vecchiaia o anzianità, quando sarà il momento.
Quali i problemi principali di questa “proposta”?