Questa politica è come l’ultima proposta del Ministro Amato, o come alcuni aeroplani da combattimento: a geometria variabile. In volo di crociera, fra due elezioni, con le ali ripiegate, e quasi non se ne percepisce il passaggio, tanto va veloce.
Invece, durante la campagna elettorale, alettoni dispiegati al massimo, essa plana sulla cittadinanza, trasformando gli “ecologisti” più brillanti, di cui, ultimamente, tenta di recuperare i meriti, in pallide verdastre evanescenze. In quel periodo, i progetti ambientali si sovrappongono, si combattono, si offrono agli elettori a colpi di depuratori di ultima generazioni, di riforestazioni, di riqualificazioni, di acque cristalline, di disinquinamenti, di protezione al massimo livello, di impietosa repressione e ritorni alla natura di una volta.
Questo vale per tutti gli schieramenti.
Personalmente, io che di ambiente non vivo, ma soffro da 17 anni a Boldara, non ne voglio parlare, ma schiettamente descriverne la realtà attraverso sia il mio impegno personale che quello della mia associazione “Un parco per Boldara”, tanto vituperata quanto ignorata.
Nel 1980, ho trovato a Boldara, ambientalmente parlando, uno scorcio di ‘700 con dei prati stabili separati da splendidi filari di “vencheri”; un Lemene dalle acque trasparenti, ancora ricche di una grande varietà di pesci e con le rive popolate di uccelli acquatici. Le strade erano bordate di alberi maestosi, “talponi”, platani, frassini, con quelle poche luci che bastavano alla circolazione ridotta di questa zona campagnola.
Nel 2007, qual è la situazione?
Grazie a circa 50 variazioni al piano regolatore, una superficie enorme di terreni agricoli è stata trasformata in zone edificabili. Certo è difficile resistere a non vendere un terreno agricolo, che dai 30 milioni all’ettaro passa ai 250, quando diventa edificabile. Ma di questo cambiamento d’uso, ne approfitta solo il venditore?
Esistono anche i prodigi: come fa una zona ad essere considerata di “completamento” (quando inclusa fra due case), quando essa è compresa solo fra una casa e il fiume? A Boldara si può osservare il miracolo.
Questa speculazione ha trasformato Gruaro in un complesso di lottizzazioni, dove non sempre quanto costruito è abitato, ma diventa, a parer mio, una “fascia dormitorio”, molto comoda per la zona industriale vicina, ma scarsa di attività culturali, ricreative o economiche. In sostanza, cosa può fare la gente fuori casa e fuori lavoro? Andare in piscina? Andare al cinema? Andare al teatro? Passeggiare facendo shopping? Ritrovarsi in una piazza alberata, accogliente, dove ci si può sedere e scambiare due parole? Andare in circoli ricreativi per imparare qualcosa, dalla musica alla ceramica? Prendere una navetta per recarsi in città? Fare una passeggiata su una pista ciclabile lungo le strade che incrociano le nostre campagne ancora intatte?
C’è una piazza, certo.
Con alcune panchine, senza appoggio dorsale, posizionate in modo perfetto per non godere dell’ombra del solo albero presente, assolutamente non autoctono (un leccio toscanosardo), una fontanella molto erotica, lo concedo, al limite di una superficie cementata, che arriva ai 54 gradi al primo raggio di sole estivo. Il tutto separato dal paese da una strada ad alta velocità, sprovvista di dossi di rallentamento.
Però, c’è una passeggiata, a destra e a sinistra del fiume Lemene, a Boldara.
Quella di destra è stata realizzata con l’ausilio di un cingolato che, in un paio di ore, ha azzerato un bosco di zona umida con avvallamenti naturali contenenti specie autoctone, ormai rare. Queste geologiche e naturali ondulazioni sono state “rettificate” con terre di riporto di origine sconosciuta e arricchite, non solo di piante estranee, ma anche “orticole”. La passerella è stata, chissà per quale motivo, costruita nella zona golenale, di esondazione, quando bastava appoggiarla sul terreno vicino, rialzato. “La ciliegina sulla torta” è stata la creazione di una pozzanghera (che necessità una regolare e costosa disinfestazione contro le zanzare) addobbata con “Tifa”, giunco infestante che non lascia spazio ad altre specie. In sostanza, un concentrato di non rispetto delle direttive del Genio Civile e della Forestale di Treviso, di cui abbiamo la documentazione.