La storia di questa giovane donna ucraina è simile a quella di tante altre che sono arrivate in Italia spinte dalla necessità perché assediate dalla povertà del loro Paese dopo la fine dell’U.R.S.S. avvenuta in seguito al crollo del muro di Berlino nel 1989. Questo è il racconto che lei stessa fa della sua esperienza.
“Sono giunta qui nel 2001, non avevo ancora 30 anni. Avevo sentito parlare dell’Italia da una mia amica al suo rientro in Ucraina per le ferie estive. Lei mi raccontava che qui si trovava bene e che anch’io avrei potuto fare lo stesso.
Io non avevo però i soldi per il viaggio e così la mia amica si è offerta di aiutarmi. Anche lei lavorava prima come badante e poi come collaboratrice familiare. Il mio ingresso in Italia è avvenuto da turista; arrivai a Salerno, ospite dell’amica per circa un mese. Io non conoscevo l’italiano, né gli Italiani, comunque trovai occupazione come badante di una signora anziana invalida. Sono rimasta con lei 7 mesi fino alla sua morte.
Avevo un cognato a Milano che mi ha dato ospitalità e mi ha trovato un lavoro come badante in un paese in provincia di Pavia.
Il datore di lavoro di Milano mi ha fatto avere il permesso di soggiorno e mi ha regolarizzata. Quando la signora è mancata, sono tornata a casa per due mesi. Volevo tornare a Milano, ma un’altra amica che vive tuttora a Cordovado e ha una casa in affitto, mi ha fatto venire qui. Dopo tre giorni dall’arrivo, mi hanno assunto i sig. Bortolussi per assistere la loro mamma, la signora Maria, con la quale sono rimasta tre mesi fino alla sua fine. Su indicazione della signora Denise ho conosciuto la famiglia Stefanuto e ancora oggi seguo il signor Ferruccio con cui vivo da tre anni.
Qui mi trovo benissimo come mi sono trovata sempre bene con tutte le persone che ho conosciuto. Non ho mai avuto problemi: sono assunta regolarmente e sono sempre stata pagata.
Gli Italiani sono come tutta la gente del mondo: bravi e meno bravi; ho notato una differenza tra quelli del Sud e voi del Nord: i primi sono più estroversi ed allegri, mentre qui la gente è sempre presa dal lavoro.
In Ucraina avevo lasciato la mia famiglia: mio fratello di 28 anni sposato con una bimba, mia madre di 53 anni vedova e mia figlia, dalla quale mi ero separata con tanta sofferenza. Sono venuta qui per poter realizzare un sogno: avere una casa mia perché ora viviamo ancora tutti insieme nella casa della mamma.
Il mio paese è Gagor in provincia di Cernivzi e si trova nel sud dell’Ucraina a 300 Km circa da Odessa.
Lo Stato è povero e la situazione economica è peggiore del tempo in cui eravamo una repubblica russa; i prezzi sono come quelli europei, ma il salario medio è di circa 200 euro mensili. E’ tanto dura! Al tempo della Russia almeno la gente lavorava in fabbrica e si aveva quanto bastava per vivere. Adesso tantissimi giovani vanno all’estero a cercare lavoro.
Da noi ora ci sono tanti ricchi, ma anche tanti poveri che fanno la fame; quando sono tornata in Ucraina questa estate, vicino alla mia casa che sto costruendo con i risparmi del mio lavoro, sono sorte tante ville.
Da dove vengono i soldi?
Le difficoltà economiche spingono molte ragazze verso l’Italia, disposte a tutto pur di guadagnare tanto, magari in breve tempo. Per questo spesso diventano vittime di trafficanti senza scrupoli che le avviano alla prostituzione.
Io sono stata fortunata perché ho trovato sempre persone oneste che mi hanno aiutata.
Devo rinnovare il permesso di soggiorno ogni 2 anni, però nel 2008 potrò ottenere un permesso a tempo indeterminato.
A livello affettivo non ho nessuno; sono ancora provata dal divorzio dal padre di mia figlia Cristina, che sono finalmente riuscita a portare in Italia dopo gli ostacoli impostami dal mio ex marito che, pur vivendo in Russia con una nuova famiglia, non voleva concedermi il permesso a tempo indeterminato.
Mi sono sposata a 21 anni e Cristina è nata subito dopo.
Ora mi sembra di essere in paradiso, perché mia figlia è tranquilla, dopo la lunga separazione e la sofferenza per il divorzio. Qui frequenta la 2° media e mi pare ben inserita nel contesto scolastico.
Ho nostalgia della mia famiglia, soprattutto della mamma che, a 53 anni, si ritrova vedova e che comunque continua a lavorare. Gli uomini spesso sono dediti all’alcool e le donne devono affrontare da sole il peso della sopravvivenza.
Per ora penso di restare qui ancora 5/6 anni perché il mio obiettivo primario è quello di finire la mia casa e di ritornare in Ucraina anche se… non si può mai dire quello che avverrà.”
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