In quanto all’illuminazione notturna di un’opera che doveva essere una “riqualificazione ambientale”, ogni commento è superfluo se si eccettua quello disperato di un dipendente della Forestale di Bolzano, che si è messo la testa fra le mani dall’alto della passerella da un miliardo di lire per duecento metri di tavolame.
Alcuni ribadiranno che c’è un’altra passeggiata, sulla riva sinistra, bordata di sole piante indigene, curata esclusivamente con le mani, ricca di schede botaniche e faunistiche, protetta senza l’uso di pesticidi e veleni e, per fortuna, negata alle gare di pesca. Ma questa non è stata realizzata in due mesi dal Comune, bensì in 17 anni dalla mia associazione.
Fortunatamente è rinato il mulino di Stalis. Non assomiglia per niente a com’era, ma perlomeno la sua memoria non si è persa. Peccato che sia sempre chiuso, tranne che per alcune manifestazioni, a mio parere, troppo istituzionali, molto filtrate e propagandistiche, che lasciano poco spazio allo sfruttamento da parte del cittadino.
Purtroppo, sul nostro territorio continuano a succedere massacri ambientali: si tappano le rogge per recuperare alcune centinaia di metri da seminare; si continuano ad abbattere decine di alberi bicentenari che separavano i prati lungo la statale verso Portogruaro; si continua a desertificare il bordo delle strade, colpevolizzando gli alberi su cui si schiantano automobili per eccesso di velocità; si illuminano a giorno stradine di campagna, dimenticando il costo dell’energia e i danni fisiologici legati all’inquinamento luminoso; si permette l’aratura fino a rovesciare le zolle nei fossati che, dopo, devono essere scavati di nuovo a spese della comunità; si lascia il depuratore inutilizzato, accontentandosi di prendere atto che il fiume Lemene è ormai una fogna priva di ogni vita, al di fuori del pesce seminato per la stagione di pesca.
Noi protestiamo in Comune, segnaliamo alla Stampa, denunciamo o esponiamo alla Giustizia. Da 17 anni, da soli.
Ci sono però dei punti molto positivi:
- La caccia, con la lodevole comprensione dei cacciatori, è stata eliminata in queste zone dense di popolazione, su 150 ettari.
- Tutta la zona “corridoio del Lemene” è ormai un “pre-parco”, ossia non solo una Oasi di Protezione ma anche un territorio SIC (Sito di Importanza Comunitaria) e ZPS (Zona di Protezione Speciale) dove ogni attività è regolamentata da una legge della UE (92/43/CEE).
- La pesca-sportiva ha dovuto abbandonare la riva sinistra a monte e ambedue le rive a valle del mulino di Boldara.
- Da tre anni sono autorizzate alla semina solo trote autoctone e le gare possono aver luogo esclusivamente dopo presentazione di un documento di incidenza ambientale approvato.
- La Provincia di Venezia e tutte le scuole elementari del mandamento ci inviano ogni anno centinaia di studenti e bambini a visitare quanto abbiamo realizzato.
- Tanti visitatori, compresi tanti pescatori, riconoscono i meriti di queste migliorie.
Solo che devono riconoscerli a noi dell’associazione “Un Parco per Boldara” e non al Comune di Gruaro.
Ci impegneremo a correggere quanto descritto prima, ma anche a chiedere la ricostruzione delle chiuse del ponte di Boldara. Ci permetterebbe di regolare il livello del fiume, evitando uno spreco continuo, quanto assurdo, di acque che ormai diventano sempre più preziose.
Tuttavia, sarebbe ingiusto attribuire le responsabilità delle scelte sbagliate, all’indifferenza, alla mancata sensibilità o al non coinvolgimento delle persone ecologicamente sensibili, alla sola Amministrazione che gestisce da oltre 15 anni il territorio.
Sì, perché tutto quanto descritto, in materia di distruzione, di indifferenza o di insensibilità, è imputabile anche ad un’Opposizione impalpabile, timorosa e sfuggente, indecisa e altrettanto insensibile alla nostra azione, ovviamente in periodo post-elettorale, quello del volo a geometria variabile con ali ripiegate.
Claude Andreini, Presidente della Associazione “Un Parco per Boldara”
[print_link]
Articoli correlati
Pagine: 1 2
Lascia un commento