Sabato 10 maggio 2014, Gruaro ha ricordato e rivissuto con intensità ed emozione un momento tragico della sua storia con la presentazione del libro di Dario Bigattin “La maledetta puntura del 1933”, Comune di Gruaro editore, che rievoca attraverso testimonianze dirette ed indirette, la morte di 28 bambini, avvenuta nell’anno succitato, in seguito a vaccinazione antidifterica.
La vicenda è stata ampiamente illustrata nel nostro sito, a cui rimando per i particolari.
Fin qui tutto bene: lodevole l’impegno del Comune nel celebrare l’accaduto, apprezzabile la fatica storico-letteraria del signor Bigattin che ha fatto riemergere dall’oblio fatti e persone, straordinaria la partecipazione dei cittadini, accettabile nella sua essenzialità la regia dell’evento, ma… c’è un grosso ma: nessuno, né il Sindaco, né l’autore, (a cui peraltro concedo il beneficio del dubbio, perché poteva non conoscere tutti i risvolti della vicenda) ha citato e ringraziato il signor Adamo Gasparotto, uno dei sopravvissuti, che a questo evento ha dato l’impulso iniziale, lo ha “provocato” con le sue tenaci, puntuali e documentate richieste, ed ha riproposto all’attenzione collettiva ed istituzionale una questione etica e di giustizia, la ricerca della verità.
(Ancora una volta, a supporto di quanto detto, rimando al nostro sito che ha pubblicato le lettere inviate dal signor Adamo al sindaco e all’associazione La Ruota).
Grandi sono stati la mia sorpresa ed il mio sconcerto di fronte a questo silenzio, perché il riconoscimento mi sembrava un atto dovuto, che nulla avrebbe tolto ai meriti degli altri, anzi sarebbe stato un atto di correttezza e di onestà intellettuale che avrebbe fatto onore a chi l’avesse fatto.
Ma così non è stato: per una svista -per un mal interpretato senso di uguaglianza- per una ricerca esclusiva di consenso da parte dell’amministrazione comunale? A voi l’ardua sentenza.
E allora un grazie riconoscente, anche se non ha certo la stessa valenza, lo rivolgiamo noi de La Ruota al signor Adamo Gasparotto e per il suo impegno disinteressato e per la sua lezione di profondo civismo.
Grazie.
Carissimi Gigliola e Dario, scusate se mi intrometto in quella che mi sembra essere una “interpretazione parallela” dell’avvenimento. Nel senso che servono una all’altra. Innanzi tutto desidero rinnovare i miei complimenti a Dario per il bellissimo lavoro fatto. Il libro rispecchia la sua indiscussa professionalità e capacità di ricerca. Mi ero complimentato con te, caro Dario fin dal giorno dopo, in tempi non sospetti, perchè veramente li meriti.
Detto questo credo che il merito della questione si riferisca a colui che ha il VERO MERITO di aver riportato alla memoria dei Gruaresi sul tremendo misfatto perpetrato dal infame regime fascista. Credo che lo “sconcerto” della Gigliola, condiviso da diversi spettatori, nasca proprio dal desiderio da parte del pubblico di vedere FISICAMENTE, sicuramente per ringraziarlo attraverso un caloroso applauso colui che ha riportato all’attenzione dei Gruaresi il dramma di tante famiglie, come tu hai magistralmente ricordato nel tuo libro. Avremmo voluto vederlo ACCANTO A VOI sul tavolo dei relatori per ammirare il suo coraggio, PER DIRGLI GRAZIE, per fargli sentire il calore della gratitudine di un paese che accecato dal benessere aveva dimenticato l’immane tragedia. Ma forse, ripeto, forse, avrebbe potuto, nota bene, avrebbe potuto offuscare QUALCUNO e questo NON ERI SICURAMENTE TU. D’altronde il dubbio che la presentazione sia stata strumentalizzata non è sfuggito a nessuno: pro o contro che siano, verso questo QUALCUNO. Mi chiedo, e si chiedono i gruaresi, perchè tutta questa fretta, che tu stesso hai citato nell’intevento di chiusura? Perchè non presentarlo alla Festa di Primavera a Stalis, già molte volte teatro di presentazioni di libri anche tuoi? È difficile, carissimo Dario, non pensare a motivi meno nobili. In tutto questo e conoscendoti ci tengo a scriverlo in grande: TU NON C’ENTRI. Ecco cari Gigliola e Dario ho espresso il mio pensiero, meglio ho esercitato il mio diritto alla libertà di pensiero. Senza offendere chichessia e, sopratutto, rispettando le opinioni degli altri. Spero che un giorno ci si possa incontrare, tutti assieme, e “facendo attenzione al lupo” ci si possa stringere la mano sorridendo.
Grazie per l’attenzione.
Franco
A onor del vero…
gentile signora Gigliola Bittolo Bon, quale autore del libro “La maledetta puntura del 1933”, comunico di aver citato e pure ringraziato il signor Adamo Gasparotto prima e dopo aver presentato il testo della sua testimonianza, che è stata fra le tre selezionate per le letture sceniche proposte durante la presentazione.
Mi è pertanto incomprensibile la sua “tiratina” morale rivoltami, scomodando termini come correttezza e onestà intellettuale.
Credo si tratti a questo punto di una sua svista o poca attenzione alle mie parole di quel giorno.
Cordialmente.
Gentile signor Bigattin, ho letto il suo commento alle mie osservazioni sulla presentazione del suo libro a Gruaro, il 10 maggio, mi fa piacere che l’abbia inviata perché vuol dire che visita il sito de “La Ruota”. Di primo acchito mi viene da osservare che lei ha concentrato la sua attenzione esclusivamente là dove faccio degli appunti critici sulla conduzione della serata, trascurando completamente la parte iniziale dove sottolineo e riconosco gli aspetti positivi della stessa e motivo così i termini (correttezza ed onestà intellettuale), che come lei dice “ho scomodato”, che sono pertanto un punto d’arrivo, la logica conseguenza dei fatti esposti nei passaggi precedenti, non un gratuito giudizio negativo. Mi sembra poi che noi partiamo da due punti di vista diversi e divergenti: per lei il signor Adamo Gasparotto è uno dei sopravvissuti, unus inter pares, uguale in tutto e per tutto agli altri e come tale è stato per lei giustamente e democraticamente trattato; per me, e lo dico con cognizione di causa, il signor Adamo è stato l’origine di tutto, il motore di tutta la vicenda che ha portato alla stesura del libro, e come tale, riconoscendogli questo ruolo e per dargli il rilievo dovuto, avrebbe dovuto, sempre secondo me, essere citato e ringraziato esplicitamente in fase di presentazione iniziale. Ma questa è la mia opinione.
Aggiungo di più: se lei però non era a conoscenza dell’antefatto (ed io avanzo questo dubbio a suo favore anche nel mio primo scritto), tutto il mio discorso perde valore per quanto la riguarda; ma se anche la sua fosse stata una scelta consapevole di strategia comunicativa, riconosco che aveva la libertà ed il diritto di farla, ma vorrei che, per reciprocità, questi principi venissero riconosciuti anche a me, anche perché quando uno è un personaggio pubblico, come lo è lei quando scrive, si espone a valutazioni contrastanti non sempre positive, che ognuno può legittimamente esprimere e lei, altrettanto legittimamente confutare, senza però catalogarle con fastidio come “tiratina” morale, così, di fatto, sminuendole. Ma anche questa è una mia opinione.
Concludendo vorrei farle una domanda a cui lei dovrebbe darsi una risposta con grande sincerità: lei pensa che, se non ci fosse stato il signor Gasparotto con le sue pressanti richieste, il libro le sarebbe stato ugualmente commissionato dal Comune in questo momento?
Cordialmente,
Gigliola Bittolo Bon