Dopo lo sfogo, un commento un po’ più ponderato.
“La cosa strana nell’assurdità della storia è che ci sia una spiegazione a tutto”
Cees Nooteboom, Voorbijie passages
Ancora una “guerra umanitaria”, ancora bombardamenti su un paese straniero per “lavare” la nostra coscienza di sedicenti democratici.
Questa volta tocca alla Libia del corteggiatissimo (in passato) Mu’ammar Gheddafi, ben consapevoli di quanto possa essere controproducente per gli equilibri interni di quel popolo un intervento militare occidentale.
E’ particolarmente fastidiosa l’ipocrisia di noi europei, che fingiamo di stupirci se un dittatore si comporta da dittatore, lo ignoriamo per anni quando massacra i migranti che tentano di giungere sulle nostre coste o reprime nel sangue la rivolta di Bengasi del 2006, ma siamo ben lieti di accettare i suoi investimenti nelle nostre banche, imprese, società di calcio.
Poi, quando ci accorgiamo che il suo potere rischia di sgretolarsi di fronte ad una Rivoluzione che non controlliamo e che potrebbe andare in una direzione che non ci piace, decidiamo di bombardarlo.
Senza alcuna credibilità e senza alcuna legittimazione, se non quella di essere stato 4 anni ministro della Giustizia del regime di Gheddafi, il segretario del Consiglio Nazionale ad interim di Transizione della Libia (CNT), Mustafa Abdul Jalil, tra i principali fautori dei bombardamenti occidentali, rassicura pervicacemente i paesi europei che ad un cambio di regime nulla cambierà, nei rapporti internazionali, nè per quanto concerne le forniture energetiche, nè per il “controllo” sull’immigrazione (tanto caro a noi italiani).
Il CNT libico, composto da 31 membri, quelli noti quasi tutti di Bengasi, con un solo rappresentante dei giovani (l’avvocato Fathi Tirbil) che tanto si stanno spendendo nella Rivoluzione libica, è un organo riconosciuto internazionalmente solo da Francia, Qatar ed Italia, ha un sito internet che sembra fatto su misura per noi occidentali (recita tronfiamente: “Freedom, Justice, Democracy”), un manifesto politico quanto di più generico e vago possibile (*).
La verità è che con questi bombardamenti nessuno, nemmeno gli insorti, sembra sapere in che direzione possa andare la Rivoluzione, né quanto possano essere forti ed influenti questi personaggi e pressioni filo-occidentali sul CNT.
Un autentico cambio di regime in Libia è tutto da verificare, la Storia anche recente (penso alla Rivoluzione dei Cedri in Libano, nel 2005) insegna quanto sia breve il passo da una vittoria della guerra civile ad una sconfitta della Rivoluzione.
Per questo sono contro la guerra degli Occidentali: sto con gli shebab, sto con la Rivoluzione libica e credo che nessun governo arabo libero possa mai costituirsi con l’interferenza occidentale.
(*) valga per tutti il punto 7b, ove in tema di economia recita: “lo sviluppo di una genuina partnership economica tra un forte e produttivo settore pubblico, un libero settore privato ed un’efficace società civile che eviti corruzione e sprechi”.
A distanza di 3 anni, caos chiama caos (strano, vero?) e noi, stiamo dalla parte dell’amico americano?
Dunque la guerra sanguinosa, fratricida, piena di strascichi è finita, o almeno così vorranno farci credere.
Missione compiuta, con l’onorevole e coerente morte del dittatore, che torna comoda a molti, soprattutto in Occidente.
Almeno un tale epilogo spazza via l’ipocrisia occidentale dell’esportazione della democrazia, se mai questa possa ancora avere un senso, e solleva molti diplomatici dal timore di un pubblico processo all’Aja.
Dal punto di vista libico, temo che gli insorti dovranno pagare un conto salato alla Nato, e non credo che vi sia spazio per un’autentica emancipazione dei libici, a meno di una nuova e più potente Rivoluzione contro i gheddaffiani riciclati nel CNT (improbabile, con le truppe Nato ancora lì).
Godremo del petrolio libico più o meno, meglio o peggio di prima? In ciò si esaurisce la questione.
-Un approfondimento-
Un rapido commento “a caldo”.
La situazione di queste ore in Libia, con l’ingresso dei rivoluzionari e delle truppe Nato (fonte) a Tripoli, non è delle migliori, e l’avvenire del paese sembra ancora oscuro, nonostante l’inevitabile caduta del Colonnello (vedremo per quale uscita opterà).
Meno oscuri e affidabili sono i cosidetti rappresentanti del CNT, di cui spero gli shabab della Libia possano presto sbarazzarsi.
Muṣṭafā ʿAbd al-Jalīl e Maḥmūd Jibrīl, (tralasciando i membri ignoti del CNT) non hanno alcuna credibilità per parlare a nome degli interessi del popolo libico. Nè tantomeno quel Abdessalam Jalloud che ha aspettato fino all’altro ieri per schierarsi con i ribelli rilasciare dichiarazioni contro il regime.
Mi auguro che tutta questa gentaglia riciclata(si) possa essere spazzata via dai veri rivoluzionari, quelli che hanno rischiato e rischiano la pelle sul campo ogni giorno, non quelli seduti comodamente a Bengasi o presso le cancellerie europee.
E come volevasi dimostrare, gli avvenimenti di questi giorni stanno sempre più smantellando la credibilità della Rivoluzione.
Gli strascichi di questa guerra civile saranno pagati dal popolo libico, succube di una guerra occidentale sempre più invasiva e determinante.
Intanto, nella pressochè totale indifferenza dei mezzi di informazione abbiamo procrastinato fino a settembre i bombardamenti, stiamo attaccando giorno e notte Tripoli sperando di ammazzare il dittatore e senza alcun interesse per i “danni collaterali” o le vittime civil, il vicario apostolico di Tripoli Giovanni Martinelli implora inascoltato di fermare l’attacco. Ci sono fondati motivi di credere che gli americani stiano sganciando bombe a grappolo… cosa deve accadere ancora per fermare l’imperialismo dei nostri governanti?