Il viaggio prosegue in pullman per Tromso, una cittadina molto carina e con una spettacolare vista panoramica. Il centro Polaria è aperto e ne approfitto per visitarlo: le simpatiche foche sono tra le attrattive più godibili. All’indomani parto presto per Alta, prima attraversando in traghetto degli splendidi fiordi poi proseguendo in pullman lungo una bella strada costiera. Lungo l’itinerario sorgono piccoli villaggi Sami. Più si sale e più i paesaggi mutano. Una bella sorpresa è stata quella di imbattermi ripetute volte in gruppi di renne che vengono allevate solo dai lapponi. Ormai fiuto la meta: dopo aver passato Hammerfest, la cittadina più settentrionale d’Europa, giungo ad Honningsvaag ultima tappa prima di Capo Nord.
Nel paesino non posso mancare la visita a un “collega” titolare di un bar tutto di ghiaccio (-5°) e che ogni anno rinnova “l’arredamento”. Mancano solo 32 chilometri al traguardo; il paesaggio è lunare, un unico lembo di strada a strapiombo su rocce e mare, si attraversa una lunga serie di gallerie, di cui una indimenticabile: è il tunnel che collega l’isola di Mageroya con il continente ed è lungo sette chilometri e profondo 200 metri sotto il livello del mare. Impressionante un’esperienza unica. Fino a pochi anni fa si usava il traghetto.
Il tempo si incupisce, vento e nebbia fitta. Finalmente arrivo in cima. Capo Nord è situato su un fiordo a circa 200 metri sul livello del mare, in un ambiente spoglio e circondato dal mare di Barents. C’è un grande edificio, con bar, ristorante, museo, sala cinematografica e negozi di souvenirs, una vera delusione, in più una fitta nebbia mi impedisce di gustare il panorama. In sé questo luogo non ha nulla di affascinante ma è un punto simbolico, che indica il posto più settentrionale d’Europa, un punto di arrivo, e come tale può riservare delle belle emozioni. Dimenticavo, in vetta ho visto dei ciclisti e molti motociclisti.
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