Il paese delle pietre urlanti

Il paese è costellato di antichi monasteri che con la loro originale architettura hanno resistito a terremoti devastanti e sono gli unici edifici antichi del paese visitabili. Vorremmo ricordare in particolare il monastero di Geghard attribuibile al XIII secolo, il nome significa “il monastero della lancia”, poiché custodiva la cosiddetta lancia di Antiochia, portata in Armenia dall’apostolo Taddeo, che secondo la leggenda trafisse il costato di Cristo. È uno dei monasteri più misticamente sobri e adorni, perfettamente inserito in un paesaggio montano ancora incontaminato, forse anche troppo inospitale per essere alterato dall’uomo. Le costruzioni sono addossate alla montagna e le stanze continuano scavate nella roccia viva, fondendosi in un tutt’uno con l’ambiente naturale. Assistiamo alla messa, quasi una rappresentazione teatrale, veramente suggestiva, d’altri tempi, l’ambiente è profumato d’incenso, le donne con il capo velato cantano e i sacerdoti ed il loro “monsignore”  con il cappuccio nero, triangolare, celebrano la messa, ogni tanto si dirigono con l’incenso verso i fedeli e li benedicono e ad un certo punto cala un sipario.

Tutti i monasteri custodiscono, celano, ostentano le bellissime croci di pietra i kachkar che raccontano con le loro ferite la storia di un popolo che le ha erette qui in questi silenziosi siti dove la stessa bibbia e le tradizioni religiose lontanissime hanno collocato il paradiso terrestre. Mutiformi e mirabilmente scolpite, artistici pezzi unici ci ricordano la profonda fede che pervade questo paese. Queste croci sono presenti anche nella bellissima chiesa di Sevanavank situata su un promontorio dal quale si gode di una straordinaria vista del lago Sevan, il mare degli Armeni, l’unico lago che sia rimasto dei tre dell’antica Cilicia.

Non solo il paesaggio e le chiese colpiscono il viaggiatore, in questo percorso un elemento è  costantemente presente e ricorda l’appartenenza dello stato al sistema sovietico: il tubo del gas, di vari dimensioni, di vari colori, come sospeso a mezz’aria, corre ai lati della strada, dentro i giardini, sopra le case, nei boschi, nelle gallerie, nelle montagne, nelle città, ovunque. Ed infine, ci ricorderemo con piacere della genuina ospitalità di questo popolo, della sua piacevole cucina, del suo splendido clima, del rigore della sua capitale Yerevan e della presenza maestosa da ogni angolo del paese del Grande e piccolo Ararat.

Marina e Sergio

[print_link]

Pagine: 1 2