Nella pala di San Zeno troviamo anche un elemento che poi verrà sviluppato in maniera ancora più interessante da questo artista nella Camera degli sposi, cioè la creazione di uno spazio che non c’è; infatti la scena è ambientata in un porticato creato dall’artista partendo dalle semicolonne reali che la inquadrano. Mantegna infatti inserisce la sacra conversazione della Vergine con il bambino e i santi dietro lo spazio illusionistico di una cornice lignea, con l’effetto di mettere in relazioni i santi dipinti con i devoti in carne ed ossa.
Del periodo in cui Mantegna sta realizzando la pala di San Zeno sono le prime richieste di Ludovico Gonzaga ad andare a Mantova. Fra il 1459 e il 1460 Andrea Mantegna accetta l’invito di Ludovico Gonzaga e si trasferisce a Mantova.
Qui l’artista lascerà un segno indelebile, dipingendo tra il 1465 e il 1474, la camera picta o Camera degli sposi che si trova nelle torre settentrionale del castello di San Giorgio. Il particolare più conosciuto ed innovativo di questo spazio affrescato è l’oculo, cioè l’apertura circolare che si trova sul soffitto. Questa è l’opera più rivoluzionaria del Mantegna per la sua prospettiva sottinsù (da notare la balaustra dell’oculo) e per l’integrazione che si ha tra spazio chiuso e spazio aperto, tra architettura e paesaggio.
Per rendere lo spazio unitario e credibile, il Mantegna realizza un finto loggiato con alle pareti dei ricchi tendaggi dipinti, che, rialzati nelle pareti nord e ovest, scoprono su un lato Ludovico e la sua corte e dall’altro lato l’incontro del marchese con suo figlio Francesco, da poco nominato cardinale. Il loggiato adempie perfettamente al compito di creare una nuova spazialità illusoria che, come nella pala di San Zeno, crea un legame tra interno ed esterno.
Per informazioni sulla mostra: www.andreamantegna2006.it
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